Andrea Tassetto, 31 anni, perì durante un intervento

Andrea Tassetto, 31 anni, perì durante un intervento
Il giudice onorario Francesca Orlando Facchin del Tribunale civile di Venezia, con sentenza del 31 luglio scorso, ha condannato l'Ulss 3 Serenissima, all'epoca del fatti Ulss 13...

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Il giudice onorario Francesca Orlando Facchin del Tribunale civile di Venezia, con sentenza del 31 luglio scorso, ha condannato l'Ulss 3 Serenissima, all'epoca del fatti Ulss 13 Mirano-Dolo, per la morte di Andrea Tassetto, 31 anni, avvenuta il 26 giugno 2012, ritenendo colpevole l'ospedale di Dolo, accogliendo la tesi dei parenti del deceduto, assistiti dall'avvocato Enrico Cornelio, di aver determinato la morte dell'uomo per infarto intestinale. Nella sentenza, non definitiva, il giudice ha disposto che ai familiari venga liquidato il danno derivante dal periodo di agonia cui fu vittima Andrea Tassetto, imponendo all'Unità sanitaria il pagamento di 30.000 euro.

Nella sua motivazione il giudice ha evidenziato: «Andrea Tassetto, la sera del 24 giugno 2012, si presentò al Pronto soccorso dell'ospedale di Dolo lamentando forti dolori all'addome, in peggioramento nel corso delle ore. Veniva ricoverato e sottoposto a radiografia addominale ed ecografia; all'esito degli esami veniva sottoposto ad intervento urgente in laparoscopia e quindi ad un successivo intervento in sala operatoria. Ciò per l'insorgere di un episodio di dispnea e improvviso calo pressorio per la riscontrata presenza di infarto mesenterico diffuso del colon e del tenue, che porterà alla morte del Tassetto durante l'operazione stessa, in poco più di mezz'ora. Tra il primo e il secondo intervento Andrea Tassetto lamentava forti dolori all'addome tanto che gli veniva somministrata una terapia analgesica».
Nella sentenza il giudice ha altresì rilevato: «Nel caso di specie, la sintomatologia e le manifestazioni dolorose del paziente, avrebbero consigliato sin da subito l'intervento chirurgico vero e proprio, piuttosto che quello attuato in scopia. Cosa ancor più grave, dopo detto intervento in scopia, è stato sprecato tempo prezioso in quanto il paziente doveva essere riaperto non appena riscontrato che permanevano forti dolori addominali e non dopo quasi 36 ore, come successo. Sussiste, pertanto, sia la colpa in capo all'Azienda sanitaria convenuta, sia il nesso causale tra il fatto e l'evento».
Al momento l'Ulss 3 non commenta il verdetto.

Il procedimento nacque da un esposto presentato a suo tempo dai genitori, il fratello e gli zii del deceduto, residenti a Fiesso d'Artico, Pianiga e Campolongo.
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Il Gazzettino