Allenatore? Dirigente? Commentatore televisivo? Vittorio Munari è di tutto un po'. Sempre ad alto livello. Con una punta di istrionismo e molta autoironia. Nella conferenza che...
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Ma l'argomento principe è stato quello dei "munarismi", ossia di quel linguaggio particolare che Vittorio adotta quando fa il commento tecnico delle partite. «Ho iniziato a fare le prime telecronache - spiega - nel lontano 1987 su Telecapodistria, e subito ho intuito che per provare a far capire meglio questo gioco, che ha regole complicate, a chi non lo conosceva, era necessario adottare un linguaggio più comprensibile e possibilmente accattivante, divertente. Molti termini tecnici sono in inglese e la traduzione letteraria è astrusa. Ecco perché nascono, ad esempio, la "cassaforte con le ruote" e il "grillotalpa". Sono neologismi che rendono l'idea e che si ricordano. A volte mi viene in soccorso anche il dialetto veneto che è sarcastico e arguto».
«Quando ho iniziato ad allenare la prima squadra del Petrarca, ad appena 33 anni - ha proseguito - c'era un solo libro in italiano sul rugby. Dopo averlo imparato a memoria, dato che volevo approfondire e apprendere, sono andato in giro per il mondo anche per comperare libri, e quella lingua inglese che a scuola non avevo imparato, perché non mi appassionava, l'ho apprese velocemente, perché l'argomento mi appassionava».
«Il successo - ha concluso Munari - è un traguardo che va raggiunto passo dopo passo, con impegno, applicazione, ma anche divertendosi, continuando sempre a coltivare dei sogni. E non prendendosi mai troppo sul serio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino