Alla fine è successo, e molti non volevano crederci. Daniele De Rossi, in campo, c'è tornato davvero. Con la maglia del Boca, la gloriosa casacca che fu di Diego Maradona. Non...
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QUEL BUCO
L'italiano. Non a caso, uscito De Rossi, ha giocato poco più di un'ora, il Boca ha preso gol proprio infilato in quel buco lasciato dall'ex romanista ed è finita come sappiamo. La storia del predestinato continua, di maglia in maglia, di continente in continente. All'esordio da titolare, De Rossi ha fatto sempre centro. Con la Roma (partita contro il Torino, 10 magglio 2003), quel caldo pomeriggio di fine campionato, quando il presidente Sensi si alzò in piedi e disse ha segnato il ragazzino. Quel ragazzino biondo, in azzurro ha fatto la stessa cosa: Palermo, 4 settembre 2004, Lippi in panchina, De Rossi fa gol alla Norvegia. Quindici anni dopo, stesso timbro in Argentina. Daniele adesso vive da solo a Baires, con qualche amico che di tanto in tanto corre a trovarlo. Fa freddissimo, la vita è scandita da allenamenti intensi, la prima trasferta a La Plata non agevolissima, nonostante i pochi chilometri di distanza, 60, da Buenos Aires. Un'ora in mezza in pullman. Un viaggio della speranza. Si respira calcio vero, insomma, almeno quello. L'entusiasmo non gli manca, ma stare così lontano, fuori dal suo mondo non deve essere facile. E la nostalgia è dietro l'angolo.
IL FUTURO
Il primo appuntamento con la sua Roma, ad oggi, è fissato per i primi di dicembre, anche se il club ha detto allo straniero di poter tornare nella capitale durante le soste per le partite della Seleccion. Ma lui per adesso ha declinato l'invito. Non gli sembra giusto. Il solito De Rossi, ligio ai doveri che si respirano all'interno del gruppo. «Il Boca è un grande club, che vuole vincere e vuole fare le cose per bene. Mi ha mosso la passione che ho per questa squadra, da quando sono piccolo, e qui mi ha spinto la motivazione che ho di giocare al calcio. Questo è un club che mi permetterà di giocare nella maniera che piace a me», Daniele dixit qualche tempo fa, ricordando perché questa scelta di passione. Perché aver preferito questa vita. Bella, affascinante, ma poi è meglio non ripensare al perché sia finito lì. Magari ancora fa male.
Alessandro Angeloni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino