All'origine della protesta potrebbe esserci stato un difetto di comunicazione, ma, poi, quello che sembra aver pesato è la scarsa capacità di gestire l'emergenza. A un punto...
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Il caso Goro con la requisizione dell'ostello, o quello di Castel d'Azzano a Verona, con l'albergo a 4 stelle messo a disposizione dei profughi, devono rappresentare episodi isolati. Fermo restando tutta la fascia di albergatori e proprietari di appartamenti che stanno offrendo i loro immobili, intravedendo il buon guadagno.
La situazione comunque resta molto grave. I centri di accoglienza e i sistemi Sprar sono stracolmi. Negli ultimi giorni sono stati distribuiti circa 6 mila immigrati, ma altri duemila restano fermi negli hotspot (le strutture dove avviene la prima registrazione), e non si sa ancora bene dove portarli. Si spera solo nel mare, che già da oggi dovrebbe peggiorare, facendo diminuire gli arrivi. L'Italia sta vivendo forse l'emergenza più grave degli ultimi anni: i migranti ospitati nel sistema d'accoglienza sono balzati dai 104 mila del 2015 ai quasi 170 mila di oggi, determinando proteste di cittadini ed enti locali, dal Nord al Sud. Un boom figlio di tre fattori: il flop dei ricollocamenti (fermi a 1.318 rispetto ai 40 mila in due anni previsti), la difficoltà dei rimpatri degli irregolari (solo poche migliaia quest'anno) e il rafforzamento dei controlli alle frontiere dei Paesi confinanti, Francia e Austria in testa. Al Viminale c'è molta preoccupazione, e non solo per la distribuzione, ma anche per l'aspetto economico. L'accoglienza costa ben 100 milioni di euro al mese. Attualmente all'appello mancano 650 milioni di euro per le associazioni che lavorano nelle strutture e minacciano di interrompere i servizi.
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Il Gazzettino