«Ai prof gli cade l'occhio» La guerra delle minigonne

«Ai prof gli cade l'occhio» La guerra delle minigonne
IL CASOROMA «Meglio non indossare la minigonna in classe, perché poi ai professori cade l'occhio». Lo avrebbe detto durante un giro di controllo nelle classi la vice preside,...

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IL CASO
ROMA «Meglio non indossare la minigonna in classe, perché poi ai professori cade l'occhio». Lo avrebbe detto durante un giro di controllo nelle classi la vice preside, Silvia Acerbi, del liceo Socrate della Garbatella. Riferendosi a una studentessa seduta in prima fila e che indossava la gonna.

Tanto è bastato a scatenare polemiche e perplessità tra studenti e docenti. Con una rivolta delle gonne, le ragazze dell'istituto si sono presentate appunto in gonna e hanno replicato: «Non è colpa nostra se gli cade l'occhio». L'episodio sarebbe avvenuto mercoledì: «La vice preside entrando in classe per dare delle comunicazioni racconta Francesca (il nome è di fantasia, ndr) ha detto a una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna, che era provocante, che a qualche professore poteva cadere l'occhio. E a quanto abbiamo saputo la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse».
LE ALTRE CLASSI
La stessa raccomandazione sarebbe arrivata in più classi scatenando diverse reazioni: «Sono molto dispiaciuta perché con quella frase la professoressa ha offeso non solo noi ragazze ma anche i nostri prof» spiega un'alunna della III b: «Nessuna di noi ha mai avuto attenzioni ambigue dai docenti ma puntando il dito su come ci vestiamo li ha accusati. Molti di loro sono anche padri di famiglia».
L'aria ieri nel piazzale di via Padre Reginaldo Giuliani era ancora molto tesa: «È successo anche in classe mia ricorda una ragazza dell'ultimo anno ma la vice preside ha ripreso anche il nostro professore che si era presentato a lezione con i sandali e lo ha ripreso dicendo: Non si viene a scuola con quelli, indicandoli. In quel momento però prosegue nel racconto non ho dato peso a quelle parole. Quando mi sono confrontata con le mie amiche invece ho capito che alcune si sono sentite offese». Tanto che sulla questione sono intervenuti anche i ragazzi dell'istituto: «Siamo adolescenti e per le ragazze questo è un momento delicato dice un alunno del secondo anno dello scientifico intervenire sull'abbigliamento di una ragazza può essere dannoso. Non capisco come una professoressa non possa rendersene conto e dire una frase come quella con tanta leggerezza».
Considerazioni comunque inaccettabili per le alunne: «A scuola ho il diritto di andare vestita come voglio, non può decidere la vicepreside per noi». E una frase che ha centrato la sensibilità di molte giovani alunne. Tra cui una del IV ginnasio: «Non volevo dare peso a quanto stava accadendo. Infatti precisa non mi sono presentata in gonna insieme alle altre. Però ammetto che a scuola ci penserò prima di indossarla. Infatti come si può ben vedere dice oggi porto i pantaloni anche se fa molto caldo. Quello che mi dispiace è che siamo in classe senza banchi con la didattica a distanza che non funziona e ci stiamo concentrando sull'abbigliamento scolastico. Lo scorso anno è stato difficile studiare. Oggi vorrei avere gli strumenti adatti: al momento sono costretta a imparare il greco con il vocabolario sulle gambe perché non ho un banco». Una bufera che ha travolto gli stessi docenti: «Siamo stupiti di tutto quello che sta avvenendo, questa è una scuola attenta e sensibile» ha commentato una professoressa all'uscita.
Intanto il preside Carlo Firmani, a cui è stata richiesta una relazione dall'ufficio scolastico regionale ha aggiunto: «Ogni comunicazione avverrà attraverso i canali istituzionali». E con una nota in serata ha precisato che «non è tuttora pervenuto alcun riscontro fattuale o documentale dell'episodio. Resto in attesa di ricevere la preannunciata lettera delle studentesse, una volta chiarita l'identità delle persone coinvolte nel presunto episodio, nel rispetto dovuto a tutti, per gli accertamenti del caso».
LA RELAZIONE

Il preside conclude precisando: «Il liceo Socrate è da sempre attento al rispetto di tutte le individualità e di tutte le opinioni, libere di esprimersi, all'interno del perimetro segnato solo dalla Costituzione, dal codice penale e dal buon senso ed è altrettanto attento alle questioni di genere». Non resta che attendere la relazione attesa agli uffici regionali.
Flaminia Savelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino