Ai confini di Disney World È un'America disperata

Ai confini di Disney World È un'America disperata
A Orlando, ai confini di Disney World, una comunità di marginale sopravvivenza, rinchiusa in edifici dai colori sgargianti, passa la giornata tra furti, prostituzione e...

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A Orlando, ai confini di Disney World, una comunità di marginale sopravvivenza, rinchiusa in edifici dai colori sgargianti, passa la giornata tra furti, prostituzione e vandalismi, dove i bambini non solo non si salvano, ma diventano protagonisti attivi. Lo statunitense Sean Baker analizza con sguardo da entomologo la catastrofe esistenziale ai margini di un mondo favolistico, che diventa territorio di fuga.

In questo territorio sregolato vivono ragazze madri, persone, famiglie con problemi economici: la piccola Moone è il personaggio trainante, un po' ribelle un po' insopportabile, in un delirio quotidiano di azioni, che sembrano voler segnalare comunque una forte libertà politica dal resto del mondo, a due passi dalla zona più illusoria del pianeta. Lo spirito anarchico vorrebbe emergere, come se fossimo dalle parti ancora di Truffaut o Vigo. Ma ne esce un film forse troppo spinto nella propria tesi, narrativamente statico nonostante l'apporto fondamentale attoriale, tra cui spicca quello di Willem Dafoe, guardiano sensato di un mondo folle e incontrollabile.

Non si avverte insomma una vera e propria ribellione a chi concede alle categorie più deboli di affidarsi solo al sogno costante di una realtà brillante nella finzione o nella favola, un mondo costruito apposta per un turismo usa e getta, per una parvenza di fortuna forse raggiungibile. Non si percepisce la voglia di un riscatto che faccia a pezzi il mondo limitrofo, così incastrato nel proprio perbenismo e nella propria geometrica rilassatezza e precisione. Piuttosto si registra un abbandonarsi a una dimensione precaria, volutamente e cocciutamente degna di orgoglio, una cifra che vorrebbe farsi poetica. Ma è tutto così costruito, anche se Baker sceglie la pellicola, abbandonanfo il digitale degli iPhone del suo precedente film Tangerine dove dava però il senso di cogliere meglio una realtà sfrattata ai confini dell'universo americano che esclude chi non si conforma. (adg)
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Il Gazzettino