Addio a don Marco A San Daniele comunità in lutto

Addio a don Marco A San Daniele comunità in lutto
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SAN DANIELE DEL FRIULI «Comunità», «famiglia», «insieme», «avanti»: sono le prime parole che vengono immediatamente in mente a chi, monsignor Marco Del Fabro, o solo don Marco come voleva ostinatamente lui, l'ha conosciuto prima nei suoi impegni in diocesi e poi per 16 anni come parroco di San Daniele e vicario foraneo. È mancato ieri mattina, all'ospedale di San Daniele dove da qualche tempo era ricoverato, a 78 anni appena compiuti, il 6 aprile scorso. Una dipartenza troppo rapida, la sua, per chi lo vede ancora nelle recenti festività pasquali celebrare e, pur affaticato, raccomandare ancora l'ancoraggio alla fede e la sua incarnazione nella vita di comunità. Era arrivato a San Daniele nel 2002, dopo che dal 1995 a quell'anno era stato vicario generale dell'Arcidiocesi di Udine, scelto dall'arcivescovo Alfredo Battisti. Prima era stato vicerettore, dal 1969 al 1974, e direttore spirituale, dal 1977 al 1996, del Seminario di Castellerio. Originario di Tricesimo, della frazione di Adorgnano, monsignor Del Fabro era stato ordinato sacerdote nel duomo di Udine il 29 giugno del 1966.

Il primo incarico fu a Pagnacco, dove fu cappellano fino al 1969. Quindi l'impegno in Seminario, poi quello di vicario generale e per un anno, dal 2001 al 2002, amministratore parrocchiale di Tarvisio. Nel 2002 il suo arrivo nella parrocchia di San Daniele. Dal 2013 aveva assunto il ruolo di amministratore parrocchiale di San Giacomo, San Pietro e Muris di Ragogna, in seguito anche di Dignano, Vidulis e Bonzicco, nonché di Cisterna, Coseano e Carpacco. Nella sua quotidianità, con i parroci ancora in servizio in questo ampio territorio e con i laici, aveva già messo in pratica lo spirito che guida le Collaborazioni pastorali fortemente volute dall'arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato.
Negli anni sandanielesi monsignor Del Fabro si è speso nei diversi aspetti della pastorale indicando sempre l'importanza di una salda spiritualità, di una fede coltivata costantemente e di una pratica che avesse nelle alleanze e nella vita di comunità suoi punti fermi. Un pensiero particolare l'aveva per i più piccoli, per i bambini, i ragazzi e i giovani. Confidava che erano momenti bellissimi quando ne aveva tanti attorno all'altare ad assistere alla messa, divisi tra chierichetti e presenze attente nei primi banchi. Per loro e per le famiglie si è mobilitato perché la parrocchia avesse la casa in montagna, trovandola a Zovello; per loro ha voluto che il centro sociale di Ciulins vivesse con le esperienze dell'oratorio; per loro voleva la messa dei fanciulli il sabato sera. Coltivava la comunità sacerdotale, aprendo la canonica sandanielese ai sacerdoti del territorio, per momenti di vita insieme. I funerali saranno celebrati dall'arcivescovo Mazzocatodomani nel duomo di San Daniele.

Antonella Lanfrit
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Il Gazzettino