A Gorizia kimono come mappe geografiche

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Possibile che nella fodera interna di una giacca sovrakimono da uomo della prima metà del Novecento, si trovino come elementi decorativi copie di stampe di Adolf Uzarski, uno dei grandi illustratori tedeschi del secolo scorso, tra i fondatori del gruppo tedesco Giovane Renania che propugnava nella Germania pre-nazista il rifiuto dell'arte accademica? Sì possibile. Possibile che sulla seta di un altro kimono, sia impressa perfino l'immagine pubblicitaria dell'hotel Europa di Milano? Sì, possibile anche questo. Per averne conferma basta andare a Gorizia al Museo della Moda e delle Arti Applicate e visitare la mostra Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono. 1900-1950.. C'è tempo fino al 17 marzo per osservare da vicino questi abiti-scrigno che contengono così tante inaspettate sorprese. Sono 43 i kimono esposti, tutti della collezione Manavello e tutti a parlarci di un momento storico ben preciso, ovvero di quando il Giappone, tra fine 800 e gli anni '40, decide di uscire dal suo secolare isolamento e vuole occidentalizzarsi. «Invece no - spiega la collezionista e storica dell'arte Lydia Manavello che con Raffaella Sgubin e Roberta Orsi Landini ha curato la mostra - ne sono prova i modelli qui esposti, che ci parlano di quanto in quegli anni il gusto tradizionale sia stato contaminato con elementi esportati dall'Occidente. La prima sala ospita dei kimono tradizionali proprio per far percepire, man mano che si prosegue nella visita, la progressiva appropriazione degli stilemi occidentali. ella fodera di una sopragiacca da donna, citazioni di una natura morta di Picasso, sulla superficie di un altro kimono si celebra il patto tripartito Roma-Berlino-Tokyo del 1940, con la bandiera italiana celata dentro le cuciture e il sol levante e la svastica in bella mostra. Il kimono con funzione propagandistica, il kimono come una tela che parla, che lancia messaggi e modifica i gusti. La forma resta quella, a T, ma il contenuto si fa innovativo, ponte tra la tradizione e il nuovo. Da costoso investimento generazionale diventa prêt-à-porter. Complice, nel Giappone ormai aperto alla modernità occidentale, lo sbarco delle tinture chimiche, del telaio Jacquard e dei Grandi Magazzini. Sono i kimono meisen, realizzati con seta di seconda scelta, ma tant'è. Fino al 19 gennaio all'Istituto Giapponese di Cultura.

Giulietta Raccanelli
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Il Gazzettino