La forma dell'acqua, la forma della vita, la forma di Venezia: la città, le pietre e i pali che la tengono sospesa su quella base liquida, in eterno movimento; le persone che la...
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Andrea De Fusco (nella foto) firma questo documentario, in concorso al 36° Bellaria Film Festival (27-30 dicembre) con l'intento di far affiorare il lato più autentico, quello che si sta perdendo, di un luogo mai come adesso minacciato dall'usura: «Di Venezia si conosce molto, è una cartolina continua. Ma io volevo raffigurarla nel suo mondo più nascosto, quello subacqueo, da dove tutto è partito, da quel fango che la protegge». Non ancora trentenne (è nato a Roma, nel 1990), diviso tra Venezia (tutta la sua adolescenza) e Parigi (il suo presente più urgente), regista e fotografo, De Fusco spiega la ragione di questo sforzo produttivo, per mano di Clipper Media e Rai Cinema: «Abbiamo girato per due anni, in città e in giro per l'estuario, da Burano a Pellestrina, con quella spontaneità dei mestieri essenziali per il mantenimento della città, evitando i luoghi sacri della conoscenza collettiva. Il film ha già iniziato a girare per festival, dal Riff romano, ora a Bellaria e prossimamente a Mosca. Adesso il mio futuro è a Parigi, dove c'è più rispetto che da noi per la cultura; ma Venezia non è un capitolo chiuso, è molta parte della mia vita».
Raccontato con uno spiccato senso estetico, racchiuso nella sua identità esistenziale (della città, della sua gente), non meno privo di appunti sociali e politici, il film è uno sguardo accorato su un mondo, tra notti di Redentore e acque alte, dove la barca è come la casa e l'acqua salata è nel sangue di tutti.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino