Attendono giustizia da quasi trent'anni. Ma dovranno aspettare ancora. E chissà per quanto tempo visto che dovranno essere celebrati un sesto e probabilmente un settimo processo....
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Attualmente recluso nel carcere di Fossombrone, Batacchi era stato incastrato dall'ex amico Stefano Galletto, l'ultimo tra i pentiti della Mala del Brenta. Dopo aver ingrossato le fila dei collaboratori di giustizia, Galletto aveva raccontato di aver appreso dallo stesso Batacchi - nel ferragosto 1991, trascorso assieme in un lussuoso albergo del centro storico cittadino - che lui, Ercole Salvan e un terzo pregiudicato (ammazzato nel 2006) avevano compiuto il 10 ottobre 1987 il sanguinoso assalto al furgone blindato della North East Service. L'aveva fatto in due interrogatori resi al pubblico ministero Renza Cescon il 16 dicembre 2003 e il 4 febbraio 2004.
Secondo Galletto, Batacchi e Salvan non amavano parlare della fallita rapina al blindato dell'87. Erano stati commessi troppi errori. C'era stato un omicidio. E i vigilantes avevano avuto il tempo di dare l'allarme. Sul posto era arrivato subito un furgone della Polizia stradale. Le rivelazioni del pentito non avevano però convinto la Corte d'Assise di Padova: doppia assoluzione il 21 luglio 2010. Verdetto ribaltato in appello anche se solo per Batacchi, condannato all'ergastolo. L'avvocato Franco Capuzzo aveva impugnato la sentenza in Cassazione sostenendo la contradditorietà di una pronuncia in assenza di nuovi riscontri dopo la prima assoluzione. Il 4 febbraio 2015 la Suprema Corte gli aveva dato ragione annullando il verdetto con rinvio ad un'altra sezione della Corte d'Assise d'Appello di Venezia, chiamata a rivalutare l'attendibilità delle dichiarazioni di Galletto e di altri testimoni. Il 6 novembre 2015 i giudici lagunari di secondo grado avevano nuovamente inflitto l'ergastolo a Batacchi. Anche in questo caso il verdetto è stato impugnato in Cassazione. E la quinta sezione della Suprema Corte ha nuovamente accolto l'impugnazione dell'avvocato Capuzzo spostando però il tiro su una diversa qualificazione del reato, ovvero la morte come conseguenza di altro delitto. Il prossimo collegio sarà chiamato ad accertare i fatti sotto quest'aspetto. L'onere ricadrà sui giudici della Corte d'Assise d'Appello di Trieste data l'incompatibilità dei colleghi veneziani che in due occasioni si sono occupati del caso. Una telenovela infinita che vivrà il suo sesto atto il prossimo 20 ottobre.
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Il Gazzettino