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VICENZA - Le cene di Natale, le pose buffe sulla neve, le gite a Venezia. Nell'album dei ricordi, Zlatan Vasiljevic conservava le immagini di tutta la sua prima vita: centinaia di foto con la compagna Lidija Miljkovic e con i loro due figli, il ritratto pubblico di famiglia felice, almeno nell'apparenza da ostentare sui social. Negli ultimi tre anni, invece, solo scatti solitari e parole rabbiose, inquietanti avvisaglie della cronaca di una tragedia annunciata, «come tutte quelle di questo genere», mormora Benedetto Mondello, che della 42enne era il principale e il cognato, fratello com'è del suo nuovo compagno.
LE DENUNCE
Lidija non aveva esitato a cercare di difendere se stessa e i propri bambini. «Denunce su denunce in Tribunale da anni», racconta Mondello, titolare dell'azienda Food&Co di Vicenza in cui la donna operava nel catering, in aggiunta all'impiego come collaboratrice domestica. «Qualche anno fa rivela il datore di lavoro lui le aveva fracassato il cranio. Lei è stata in malattia mesi, ma nessuno riteneva che la situazione fosse grave. Addirittura l'ha denunciata perché veniva a lavorare e abbandonava i figli secondo lui. Questa è gente pazza, che va in giro tutto il giorno senza far niente. Magari con l'avvocato gratis, perché poveretto non lavora... E così ha tutto il tempo di causare problemi».
L'ORDINE
Il 26 marzo 2019 i carabinieri di Altavilla Vicentina avevano eseguito un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di Zlatan. Il giudice per le indagini preliminari aveva ricostruito i maltrattamenti in famiglia fin dal 2011, citando la «perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all'abuso di alcol e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre».
GLI EPISODI
Diversi gli episodi allarmanti: Vasiljevic «afferrava per il collo» la compagna, «la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello» che le infilava in bocca, ubriaco la aggrediva a letto stringendole il collo «come per strangolarla» e urlando «ti uccido, ti cavo gli occhi», la colpiva al volto «con violenza tale da farla cadere al suolo». Ma in prigione Vasiljevic era rimasto poco, tanto che già a dicembre 2019 era arrivato un ordine di non avvicinamento, emesso dall'autorità giudiziaria su richiesta dei carabinieri di Schio, dove Lidia si era trasferita con i ragazzi dopo la separazione.
LE FRASI
Una rottura a cui potrebbero riferirsi le frasi in lingua bosniaca postate su Facebook dal 42enne la scorsa estate, in un collage di presunto orgoglio e malcelato risentimento. Alcune sono citazioni di autori famosi. Come questa di Ernest Hemingway: «L'uomo non è stato fatto per le sconfitte. Un uomo può essere distrutto, ma mai sconfitto». O quella di Al Pacino: «Le cicatrici lasciate da persone vicine non possono essere curate da nessuno. Sapevano dove stavano colpendo». Ancora, Jovan Dui: «Ci sono persone che sono più coraggiose di fronte alla morte che di fronte alla vita». E poi Fëdor Michajlovi Dostoevskij: «Spesso un uomo soffre per alcuni anni, si calma, sopporta anche le punizioni più crudeli e improvvisamente si abbatte su alcune piccole cose, su qualche sciocchezza, quasi per niente». Oppure, in un crescendo di inquietante allusività, ecco Al Capone: «Non pensare che la mia gentilezza sia un segno di debolezza. Sono gentile con tutti, ma quando qualcuno non è gentile con me, la debolezza non è ciò per cui si ricorderanno di me».
Altre affermazioni sono invece senza firma e trasudano un misto di fierezza e acredine, prima degli ultimi post muti, soltanto sorrisi in solitudine sullo sfondo di montagne e cascate. Per esempio: «Fortuna e pace non comprerai con quei soldi per cui hai venduto faccia e anima». Oppure: «Quando perdi il tuo orgoglio, non hai perso nulla; quando perdi la salute, perdi la metà; quando perdi la tua volontà, perdi tutto». E poi: «Potrei perdere la battaglia, ma non permetterò la sconfitta. Posso perdere il cuore, ma mai la faccia!». Ancora: «Mi hanno spezzato il cuore e mi hanno tolto l'anima senza anestesia, così sono sopravvissuto». Invece no, l'assassino della sua ex compagna e della sua attuale fidanzata non ha avuto il coraggio di restare vivo, dopo tutto questo scempio.
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Il Gazzettino