È stata la grande paura dell’estate 2018. Nel Veneto colpì 257 persone, mietendo 18 morti: le province più coinvolte, Padova, Verona e Rovigo. La...
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Il virus, al momento, non s’è fatto vivo: non l’hanno intercettato nè all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie dove i ricercatori che eseguono esami virologici negli insetti vettori, in organi e sangue di animali sospetti d’infezione, non hanno scovato alcuna zanzara infetta, nè al Centro di Virologia e microbiologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, di riferimento per il Nordest, che tiene costantemente monitorata la situazione. Non che le zanzare siano sparite, sia chiaro, ma potrebbero essere diventate innocue. Le “untrici”, però, è bene ricordarlo, non erano e non sono loro: il serbatoio della patologia infatti sono gli uccelli selvatici. Dalla città del Santo confermano che focolai di West Nile non ve ne sono (per ora?). L’assessore comunale all’ambiente Chiara Gallani non si spinge a dire che il virus è stato completamente debellato ma non nasconde una certa soddisfazione: «Periodicamente, in collaborazione con la Regione – spiega l’amministratore pubblico – vengono effettuate analisi su otto siti considerati sensibili. L’ultima verifica ha dato esito negativo per tutte le aree controllate. Questo significa che, ad oggi, non sono presenti in città zanzare portatrici del virus della West Nile». IL PIANO Pare abbia funzionato alla grande, dunque, il poderoso “Piano anti-zanzare” varato già lo scorso febbraio dalla Regione Veneto che promosse un tavolo tecnico intersettoriale sulle malattie trasmesse da vettori, e si tradusse in monitoraggio continuo, interventi antilarvali a partire da aprile e adulticidi alla bisogna, in collaborazione con Ulss venete e Comuni. Disinfestazioni e bonifiche avrebbero dunque fatto centro. A spiegare scientificamente il perché di questa positiva assenza e il fatto che, comunque, è meglio andar cauti con l’ottimismo, è il prof. Giorgio Palù, direttore del Centro di Virologia e microbiologia di Padova, fino a un paio di mesi fa presidente della Società europea di Virologia. «Non abbiamo segnalazioni che il West Nile sia in circolazione - conferma lo specialista -. Solitamente in giugno, dopo una decina di giorni da quando comparivano le zanzare, si manifestavano i primi casi umani. Adesso ci sono altri virus non patogeni per l’uomo, ma West Nile no». La percezione diffusa è che in giro ci siano meno zanzare degli anni scorsi: ma è una percezione, appunto. Dovuta al fatto che in questa fase le zanzare sono meno “aggressive” del solito. «Il merito non è tanto della disinfestazione, peraltro il numero di zanzare non varia al punto da poterne cogliere la “scomparsa” - spiega Palù -. Così come non è la disinfestazione che fa fuori il virus: se le zanzare non sono infette significa che non stanno arrivando uccelli infetti oppure che gli uccelli in questione hanno sviluppato un’immunità contro il virus, che quindi non viene trasmesso alle zanzare. Mi riferisco a uccelli migratori, soprattutto corvidi e passeriformi, sono loro solitamente il serbatoio del virus: le zanzare li pungono e trasmettono il virus all’uomo che, occasionalmente, diventa “ospite” della malattia».
DISINFESTAZIONE Il West Nile non passa da uomo a uomo nè con saliva, nè con baci, nè con punture di zanzara che colpiscono un infetto e poi trasmettono la malattia a un altro sano perché «la viremia nell’uomo è molto bassa».
Il Gazzettino