PADOVA - Su la mano chi, almeno una volta nella vita, in estate, per scacciare le zanzare, non ha preso in mano quella spirale verde, l'ha accesa e si è difeso con quel...
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Il nostro si chiama Giovanni Battista Zampironi, per molti amici Gio Batta (era lui stesso a firmarsi così), e nel 1862, a 26 anni apre un laboratorio farmaceutico a Mestre per la produzione della Zampirina, in pratica una polvere di piretro della Dalmazia, e del piroconofobo poi denominato fidibus insettifugo che uccide gli insetti agendo sul loro sistema nervoso. È un cono scaccia-zanzare.
LA PUBBLICITÁLa genialità di Zampironi è quella di far approdare la propria invenzione sul mercato. Intuisce l'importanza di unire il cono insetticida al marketing. Ecco quindi le presentazioni nelle esposizioni universali di Melbourne, Torino, Bruxelles, Gand, Chicago o Milano. Viene incontro anche la fortuna perché ben presto quel cono diventerà un valido scudo anche per difendersi dalle zanzare portatrici della malaria. Un cono, si diceva. Per arrivare alla classica (ormai) forma a spirale serve attendere la fine della seconda guerra mondiale e il gusto femminile. Perché mentre in Europa il cono Zampironi spopola indisturbato, in Giappone un altro imprenditore è alle prese con l'invenzione di bastoncini di incenso con fiori di piretro, lo stesso usato da Zampironi. Un unico inconveniente, bruciano in fretta. Ecco allora che la moglie Yuki suggerisce al marito di adottare la forma a spirale, che permetteva una combustione più lenta, perfino del cono di Zampironi.
LA FORMA A SPIRALELa forma fu quindi adottata anche dallo stesso marchio Zampironi. Gli effetti sul mercato? Per il pubblico la cosa non cambiò. E così lo zampirone è arrivato fino ai nostri giardini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino