Autonomia, Zaia al Senato: «Questa è una battaglia di modernità contro il centralismo medievale»

Il presidente del Veneto in audizione davanti alla Commissione Affari Costituzionali. "Non abbiamo la fissa, ma trovo immorale che ci siano zone d'Italia dove i cittadini devono fare le valigie per potersi curare"

Autonomia, Zaia al Senato: «Questa è una battaglia di modernità contro il centralismo medievale»
ROMA - «Questa è la vera battaglia contro la mala gestio, contro lo spreco, è una battaglia di modernità. Qualcuno si agita quando io dico che il centralismo medievale può...

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ROMA - «Questa è la vera battaglia contro la mala gestio, contro lo spreco, è una battaglia di modernità. Qualcuno si agita quando io dico che il centralismo medievale può essere combattuto solo con il federalismo rinascimentale»: lo ha detto parlando del disegno di legge sull'Autonomia in Commissione Affari costituzionali del Senato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, dove oggi è stato sentito insieme ad altre cinquanta persone. L'Autonomia, ha aggiunto «è una vera assunzione di responsabilità: e allora dobbiamo decidere se vogliamo un Paese responsabile o vogliamo avere un Paese dove le responsabilità non sono perfettamente allocate». «Non sono qui perché il Veneto ha la fissa dell’Autonomia. Sono qui per portare avanti un progetto che abbiamo studiato, sostenuto e su cui ci siamo impegnati avendo come unico faro la Costituzione. Anche il referendum consultivo che ha portato alle urne il 57% del corpo elettorale con 2 milioni 328 mila cittadini e il 98% di questi rispondere affermativamente è avvenuto dopo la sentenza della Corte Costituzionale contro l’impugnazione dell’allora Governo Renzi.

Ora il progetto sta andando avanti e sosteniamo la nostra richiesta di un’autonomia assolutamente solidale, che non è una secessione come qualcuno vuol far credere, non vuole essere contro nessuno, ma è una vera assunzione di responsabilità, per usare la definizione data dal Presidente emerito della Repubblica Napolitano”. Poi il governatore ha aggiunto: «L’autonomia è prevista dalla nostra Carta Costituzionale – ha sottolineato il Governatore veneto -. Ogni regione può assumere la gestione di fino a 23 materie, tutte elencate. Chi non è d’accordo è libero di impegnarsi per cambiare gli articoli che lo prevedono ma non può vietare a nessuno di invocare quello che la Carta fondamentale prevede. Non a caso oggi stiamo discutendo dell’autonomia davanti al Parlamento, grazie a un ddl firmato dal Presidente della Repubblica. Ma trovo che, ancor più dal Titolo quinto nella sua forma del 2001, un vero riferimento sia il disegno in chiave autonomista della Repubblica voluto dai Padri Costituenti già nel dopoguerra. Einaudi arrivò anche a dire che il Risorgimento sarebbe stato completato con il raggiungimento dell’autonomia. Oggi è sotto gli occhi di tutti che noi desideriamo un’autonomia solidale e collaborativa tra le regioni, rispettosa dell’unità nazionale. Non abbiamo alcuna intenzione, ma neanche alcun interesse, di vedere comunità che peggiorano la loro situazione, il nostro progetto vuole un Paese in cui tutti possano crescere. Si continua a ripetere che ci sono aree del Paese a due velocità – ha aggiunto – e non è colpa dell’autonomia perché ancora non è stata applicata. Trovo immorale che oggi ci siano zone d’Italia dove i cittadini devono fare le valige per potersi curare o devono vivere senza servizi. L’autonomia diventa quindi una sfida comune, perché è la vera rivoluzione che può dare risposte ai cittadini, soprattutto ai giovani di cui si parla sempre poco. Sentiamo ricorrentemente parlare di 'fuga dei cervelli', ma non pensiamo che i nostri ragazzi scelgono come destinazioni i paesi squisitamente federali, segnati dalla modernità, dal senso di responsabilità e da minori distanze tra potere decisionale e cittadino».

Il documento online

A proposito del documento dell'Ufficio studi del Senato, critico verso l'autonomia differenziata, comparso nei giorni scorsi, il presidente del Veneto ha ribadito l'esatto opposto: «Il testo dice "bozza non verificata", e quindi devono verificarla. Il mio ufficio studi dice l'esatto contrario, ed è rappresentato da illustri accademici a livello nazionale, che sono di indiscussa fama. Se poi vogliamo confrontarlo - ha proseguito Zaia - bisogna che la firma non sia "ufficio studi" ma una persona con nome e cognome. Vorremmo vedere anche gli studi che sono dietro a questa povera paginetta che è stata scritta». Sul fatto che la diffusione del documento possa essere un segnale politico, per Zaia «il segnale politico lo deve dare il parlamento, nel votare o no la legge. Le bozze non verificate sono come le notizie non verificate», ha concluso.

All'ingresso della commissione

Prima di entrare in audizione, Zaia ha risposto alle domande dei giornalisti: «Finalmente si va avanti, c'è un disegno di legge importante presentato del ministro Calderoli. Noi andremo a portare la nostra posizione che è quella a favore di una autonomia solidale che non vuole spaccare l'Italia in due, che non è contro l'unità nazionale ma una autonomia che è una vera assunzione di responsabilità. E' una grande riforma, è una riforma storica, è prevista dalla Costituzione, si va avanti nel rispetto della Costituzione», ha aggiunto Zaia, ossevando che «è una strada in salita ma noi siamo abituati alle salite. E' una bella giornata perché stiamo per fare una audizione in Senato per un disegno di legge in discussione al Senato: cosa impensabile fino a qualche anno fa. Il segnale politico lo darà il Parlamento nel votare o meno la legge. Le relazioni con scritto "bozza non verificata" sono fantasie». 

 

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Il Gazzettino