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CAMPONOGARA (VENEZIA) - Dieci mesi d'inferno dopo essere stato colpito dal virus West Nile. Antonio Brusegan, 71enne di Camponogara, è attualmente ricoverato all'ospedale di Mirano, lucido di mente ma paralizzato, assistito da un ventilatore polmonare e alimentato artificialmente con un sondino. Riesce ancora a comunicare e trasmettere speranza ai propri familiari, facendo capire che se la caverà, ma non sarà facile.
Febbre del Nilo, il contagio e i sintomi
L'uomo ha accusato i primi sintomi della malattia a luglio dello scorso anno. Il virus West Nile è trasmesso dalla zanzara comune presente in Italia. Tra i primi a segnalarne la presenza in Veneto sono stati i sanitari dell'Ulss 3 Serenissima. I sintomi accusati dalle persone infettate sono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore e convulsioni. Alcuni effetti possono essere anche permanenti, ed è proprio quello che sta succedendo ad Antonio Brusegan. La famiglia chiede che il suo caso sia preso nella giusta considerazione dall'apparto sanitario veneto e per tale motivo ha anche scritto una accorata lettera al presidente Luca Zaia.
«Si tratta di una persona con gravissima disabilità ed estrema fragilità, il cui decorso clinico è stato caratterizzato da numerose complicanze intercorrenti per le quali il paziente è stato sottoposto ad ogni necessario approfondimento e cure specifiche» fanno sapere dalla Direzione dell'Ulss 3, che ha già risposto anche alla Regione. L'anziano è scrupolosamente seguito dall'equipe del Dipartimento di Riabilitazione e dall'Unità operativa Disabilità e non autosufficienza del Distretto 3. Il paziente permane in condizione di severa disabilità che ne ha compromesso l'autonomia, con rischio di complicanze soprattutto respiratorie. «In considerazione della prognosi è stata già coinvolta la UOC del Distretto di residenza, per delineare il progetto successivo ad una dimissione ospedaliera - concludono dall'azienda sanitaria -. Sono certamente comprensibili la pena e lo sconforto della famiglia per le sue difficilissime condizioni di salute, la cui assistenza seguirà con competenza e attenzione da un'èquipe interdisciplinare proprio in ragione della delicatezza della sua situazione clinica».
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