Il tempo della responsabilità, tra le linee produttive della Wanbao Acc, è finito. Basta lavorare a testa bassa per tenere acceso il motore dello stabilimento...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Ci rendiamo conto che in questo momento il Governo è occupato con l’Ilva, ma noi non siamo da meno - afferma Michele Ferraro della Uilm -. Se dovessero fare un decreto salva-Ilva noi chiederemo che venga inclusa anche la Wanbao e tutte le aziende che versano in queste condizioni».
Un’azione di stimolo al tavolo governatore dovrebbe arrivare da un contro-tavolo regionale.
«Ne chiederemo l’istituzione all’assessore regionale Elena Donazzan - prosegue Ferraro -. È tempo che la politica, a tutti i livelli, prenda in mano la situazione. Con questo non vogliamo dire di non aver più fiducia nel ministro Federico D’Incà, ma alle parole devono sempre seguire i fatti. E finora non ne abbiamo visti».
Il peso della politica sarà misurato questa mattina, alle 10.30, in municipio a Mel dove si riunirà il tavolo socio-istituzionale. Fuori ci saranno ancora i lavoratori a mostrare con la loro presenza il volto umano dell’ennesima crisi piombata su un’azienda ritenuta un vanto qualitativo a livello europeo, ma incapace di trovare una governance.
«Ribadiremo la nostra richiesta di incaricare Maurizio Castro per seguire la trattativa di vendita del ramo d’azienda - prosegue - il segretario Uilm riferendosi al commissario straordinario che gestì il fallimento della Acc Compressor -. Per noi lui è l’unica figura in grado di trovare una possibile soluzione».
Infine, le scuse a tutti gli automobilisti, in particolare ai camionisti, per il disagio creato. «Ma tutti sono stati comunque solidali con noi» conclude Ferraro.
La Wanbao, di proprietà della Municipalità di Guangzhou, acquistò il ramo d’azienda a fine 2014. Aveva promesso investimenti che però non sono mai arrivati, lasciando sul terreno perdite per 68 milioni di dollari. Ora i soldi sono finiti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino