BORGO VALBELLUNA - Oltre un milione di euro di contributi pubblici in tre anni. È la cifra, incassata da Wanbao dallo Stato, dal 2016 al 2018 e che non può che...
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L'ASSEMBLEA Ieri nel corso dell'assemblea che c'è stata nello stabilimento ex Acc di Mel, il ministro Federico D'Incà si è collegato in videoconferenza: ha spiegato che incontrerà l'ambasciatore cinese giovedì. «Come cittadino di Borgo Valbelluna e come esponente del Governo - ha detto ieri il ministro D'Incà - vi confermo la volontà di essere al vostro fianco in questa difficile situazione: stiamo facendo tutto il possibile, anche assieme al Ministero dello Sviluppo Economico per esservi vicino e per affrontare questa problematica». Il Ministro ha concluso ribadendo la vicinanza ai 290 lavoratori: «Ce la mettiamo tutta per potere risolvere al meglio questa situazione di crisi: siete dei miei concittadini e vi vedo ogni giorno con le vostre difficoltà e le vostre speranze».
L'INIZIATIVA Ma i sindacati provinciali e regionali ieri riuniti a Mel si aspettavano qualcosa di più: ora andranno avanti, ma con un obiettivo diverso. Non è più la proprietà, con cui evidentemente non c'è dialogo, ma il Governo. Per sensibilizzare Roma hanno deciso di mettere in campo una serie di iniziative. La più eclatante l'11 dicembre quando verrà fatta una manifestazione pubblica con un corteo che partirà dal Comune fino all'azienda. Sarà aperta a tutte le aziende metalmeccaniche e anche di altre categorie, oltre che alla cittadinanza intera invitata a portare la loro solidarietà in questa iniziativa.
LE OMBRE I bilanci di Wanbao Italia oltre a far emergere i contributi statali ricevuti non convincono per tante ragioni. La spesa del personale che, a fronte del taglio dei dipendenti che scendono dai 448 del 2016 fino ai 386 del 2018, continua a aumentare. I debiti che sono enormi fin dall'inizio. Affitti pagati per quasi un milione di euro, pur avendo pagato un avviamento altissimo. «Wanbao Italia ha un indebitamento pauroso verso le banche - ha spiegato ieri Bona della Fiom -: il limite, suggerito dagli analisti di solito, è del 33%. Ma l'azienda nel 2015 aveva un debito del 71,5% verso le banche. Poi sale all'86,2% nel 2016; 59,5% nel 2017; 44,1% nel 2018». Il totale dei debiti, dal Conto Patrimoniale, è pari a 27.465.380 (in riduzione rispetto all'anno precedente quando era di oltre 38 milioni). Un ulteriore problema è che i debiti a breve sono oltre la metà del debiti complessivi: oltre 7 milioni di questi sono nei confronti delle banche entro l'esercizio. Ma intanto l'azienda in realtà sembra funzionare. Il valore della produzione infatti aumenta: era di 30 milioni nel 2016, 44 milioni nel 2017 fino ai 45 del 2018. Cifre che vanno lette inoltre a fronte di un significativo taglio del personale esercitato dalla proprietà. «Quello che non si comprende - conclude Bona - poi è come sia possibile che abbiano pagato di più di personale dopo i tagli: nel 2018, con un organico inferiore di 60 dipendenti ha pagato 1.626.931 euro in più di salari e stipendi».
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Il Gazzettino