Diritti di pesca, duro botta e risposta tra il presidente Dall'Ara e i vongolari

VERTICI PROVINCIALI Il segretario generale Maria Votta Gravina e il presidente Ivan Dall'Ara
ROVIGO Botta e risposta fra il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara ed il Consorzio delle Cooperative, dopo l’avviso di chiusura delle indagini ed il prossimo...

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ROVIGO Botta e risposta fra il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara ed il Consorzio delle Cooperative, dopo l’avviso di chiusura delle indagini ed il prossimo rinvio a giudizio del direttore generale Maria Votta Gravina. 


Presidente, che cosa è accaduto per arrivare a questo punto? «Il Consorzio ha fatto un esposto alla Procura, guarda caso proprio il giorno in cui l’aula ha approvato (con il voto contrario di Dall’Ara, ndR) la proroga quindicennale, nel quale, in qualche maniera, accusavano me di avere diffuso notizie false e la dottoressa Votta di avere fatto pressioni su alcuni consiglieri per farli votare contro la delibera».
NESSUNA PRESSIONE
Quali sono state le pressioni di Votta? «A quanto mi risulta, non ci sono state pressioni, bensì dei tavoli di discussione dove Votta ha manifestato unitamente agli uffici e al ragioniere capo che davanti a questa proposta sarebbe stata obbligata a dare parere contrario. La normativa, inoltre, prevede che in caso di parere contrario il dirigente massimo dell’ente faccia una segnalazione alla Procura, all’Anac e alla Corte dei Conti. A questi tavoli c’eravamo anche io, i consiglieri, gli assessori regionali Corazzari e Giuseppe Pan (all’epoca assessore regionale alla Pesca, ndR), il dirigente regionale Gianluca Fregolent ed altri. Era un tavolo politico».
Quale era la sua proposta? «Equivalente a quella portata avanti da Corazzari con gli altri pescatori veneti. A Rosolina, dove i diritti sono di competenza di Venezia, ha dato una proroga di due anni anziché andare a gara. Perché a Porto Tolle Corazzari ha spinto perché fossero 15 gli anni? Ormai la delibera provinciale è stata votata. Resta inteso che prima di terminare il mio mandato sarò obbligato a riportare in consiglio provinciale in autotutela la revoca, perché reputo quel provvedimento palesemente illegittimo, sarà il consiglio sovrano a decidere. Poi, ripeto, perché voglio essere tranquillo con la coscienza, non voglio lasciare al mio successore e al consiglio con cui lavorerà se tenere in essere una delibera che ha i crismi della illegittimità dichiarati dagli uffici e dal direttore generale. Questo è il motivo per cui Votta è stata obbligata a segnalare quella delibera alle autorità giudiziarie e di controllo. Dopodiché, il consiglio vorrà fare come l’ultima volta, quando avevo chiesto la revoca, facendo mancare il numero legale. Perché in quella occasione non l’hanno respinta con il voto contrario anziché disertare la seduta? Se c’è tutta questa sicurezza».

A Marchesini che le chiede di farsi da parte, cosa risponde? «Non riesco a scendere a quei livelli di discussione, non ce la faccio. Mi chieda tutto ma non questo».
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Il Gazzettino