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BELLUNO - «Se ci tornerei? La risposta è sì. Ma quando, ancora, non lo so». Nonostante la disperazione che corre in questi giorni per le strade di Kabul, Giovanni Cipolotti, ex direttore del Suem 118 e del dipartimento di Area Critica di Belluno, non ha dubbi: in Afghanistan ci tornerebbe domani, magari non appena la situazione si sarà stabilizzata. Lavorare come volontario Emergency in paesi soffocati dalla guerra è «una missione» in cui sai che puoi rischiare la vita tutti i giorni ma dove «il ritorno personale è impareggiabile». Cipolotti ha avuto due esperienze di volontariato presso i trauma center di Kabul, a cavallo tra il 2002 e il 2003 e poi a fine 2020: «In 20 anni si è giocata una partita che ha fatto tanti vinti, ossia i civili che ci hanno rimesso la pelle, ma ha fatto anche vincitori?».
L'ARRIVO DEI TALEBANI
Il riferimento dell'ex primario di Belluno è a quanto sta accadendo in Afghanistan proprio in questi giorni. Le immagini terrificanti delle persone che, nel tentativo di fuggire dal loro paese, si aggrappano alle ruote di un aereo in partenza e poi precipitano nel vuoto, hanno scosso il mondo. «Quando ero lì racconta Cipolotti c'erano combattimenti nella zona sud del paese.
LA MORTE DI GINO STRADA
In 20 anni, grazie ai finanziamenti europei, la sanità pubblica afgana è cambiata in modo drastico. Emergency, invece, ha tre ospedali che possono competere tranquillamente con quelli europei. Il merito è di una figura, quella di Gino Strada (morto lo scorso 13 agosto) che ha saputo trasformare una piccola associazione in un colosso capace di prestare soccorso a 11 milioni di feriti nel mondo. «Ho avuto la fortuna di lavorare con lui nel 2003 ricorda Cipolotti era molto determinato. Una persona che ha votato la sua vita al sostegno dei diritti umani e alla sanità gratuita che abbia il miglior livello qualitativo possibile. I risultati sono sotto gli occhi di tutti». Il pensiero dell'ex primario di Belluno corre indietro nel tempo. Quando fai il volontario in zone di guerra sai che il rischio è sempre dietro l'angolo: «A novembre c'è stato un lancio di razzi verso la zona delle ambasciate. Sono passati sopra l'ospedale e caduti a qualche centinaio di metri di distanza. Quando senti i razzi che passano, esplodono e poi vedi i feriti arrivare in massa ti accorgi di dove sei. Ma accetti il rischio». E conclude: «Il bilancio, alla fine, è più positivo che negativo. Ci tornerei, si».
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