Killer inconsapevoli: «Un gioco». I ruoli su Second Life: imperatore, principessa e bambina

VITTORIO VENETO - Paolo era l'imperatore, Patrizia la principessa e Angelica la figlioletta di appena tre anni. La vittima e le sue due assassine erano legate a doppio filo,...

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VITTORIO VENETO - Paolo era l'imperatore, Patrizia la principessa e Angelica la figlioletta di appena tre anni. La vittima e le sue due assassine erano legate a doppio filo, nella vita reale e nel mondo immaginario di Second Life, il gioco virtuale in cui, creando un avatar in tre dimensioni, si immergevano per sfuggire al quotidiano. Ma è proprio qui, nel mondo digitale, che si sarebbe rinforzato il legame tra le due donne, in un rapporto di dipendenza, scrive il gip Piera De Stefani nell'ordinanza in cui conferma la custodia cautelare in carcere per entrambe, della Cormaci nei confronti di Patrizia, che chiama mamy e in cui riconosce in tutto e per tutto una figura materna. Da qui la sudditanza psicologica che avrebbe portato la 24enne siciliana ad assumersi gran parte della responsabilità del delitto.

 
NESSUNA PRESA DI DISTANZENella ricostruzione dell'omicidio del 57enne Paolo Vaj mancano ancora alcuni dettagli. Ma stando alle dichiarazioni fornite dalle due donne, la lite sarebbe scoppiata per un motivo banalissimo: Paolo, descritto come un uomo violento e spesso ubriaco, si sarebbe infuriato perchè voleva uscire di casa, e l'unica che poteva accompagnarlo al bar era Patrizia visto che a lui era stata ritirata la patente. Il 57enne avrebbe tirato un ceffone alla compagna, facendola barcollare, e Angelica l'avrebbe quindi difesa, colpendolo alla testa col bastone. Vaj non è stramazzato a terra. Anzi, si è ripreso poco dopo, ha bevuto un bicchiere d'acqua e fumato una sigaretta. Poi ha raggiunto la cameretta, dove si erano rintanate le due donne e lì, dopo una presunta colluttazione (Angelica e Patrizia sostengono di esser state minacciate di morte con un coltello), la 24enne è di nuovo corsa in aiuto della mamma tenuta per i polsi, soffocando Paolo con un cuscino del divano letto, dov'è stato ritrovato alle 2.20. Patrizia e Angelica hanno sempre sostenuto di aver agito per legittima difesa, tanto che martedì mattina non sono mancati dei momenti di tensione quando il giudice ha confermato il carcere per entrambe. Per il gip, infatti, le due donne hanno agito con estrema determinazione e in modo cruento, mettendo in atto un'azione costante di forte pressione sul corpo della vittima e per un tempo prolungato, durante il quale lui con certezza ha cercato di difendersi, e loro non hanno desistito. Il giudice, inoltre, sottolinea un'assenza di consapevolezza del fatto commesso e nessuna presa di distanza ponendo poi il problema che alla luce di un rapporto di dipendenza della Cormaci nei confronti della Armellin, la 24enne possa essersi assunta gran parte della responsabilità del delitto proprio in ragione dell'esistenza di una sudditanza psicologica, che potrebbe anche aver indotto le due donne ad accordarsi sulla versione da fornire agli inquirenti.

CHIAMATA TARDIVASarà l'autopsia, in programma nella giornata di oggi, a stabilire con precisione la causa e l'orario della morte di Paolo Vaj, ma la prima valutazione del medico legale intervenuto in via Ca' Dei Romani a Serravalle colloca il decesso tra la mezzanotte e l'una. Ben prima insomma della telefonata con cui Angelica ha avvertito le forze dell'ordine, alle 2,20, spiegando che c'era stata una lite in casa e che c'era scappato il morto. Diverse le discrepanze infatti riscontrate dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Davide Romanelli, nella prima deposizione delle due indagate, arrestate per omicidio volontario in concorso nel pomeriggio di venerdì. «La vittima era violenta, aveva problemi di alcolismo e i problemi nella coppia erano evidenti da tempo - sottolinea l'avvocato Marina Manfredi, difensore di Patrizia Armellin -. Vogliamo capire meglio il ruolo che i social, e in particolare Second Life, hanno avuto nei rapporti tra loro e con Angelica. Chiederemo anche il consulto di un esperto. Di sicuro Vaj era vista come una persona dominante nella casa, ma prima di tutto è importante ripartire dai risultati dell'autopsia: il 57enne aveva avuto un incidente pochi giorni prima del delitto, e alcune lesioni potrebbero essere riconducibili a quell'episodio, non all'omicidio».
Alberto Beltrame Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino