Tutti pazzi per l’Idrossiclorochina. Nei tre mesi più neri dell’emergenza Coronavirus, il consumo dell’antimalarico in Italia è aumentato del...
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Lockdown, quali farmaci abbiamo comprato?
La vicenda riaccende il dibattito sull’approccio farmacologico contro la malattia che, nel solo Veneto, finora ha colpito con varia intensità 19.891 persone (25 i nuovi casi), mietendo 2.073 vittime e registrando attualmente 3.074 soggetti in quarantena, 115 ricoverati in area non critica e 6 in Terapia Intensiva (fra cui nuovamente 3 positivi). Durante il periodo dei picchi ospedalieri, ogni annuncio di terapia generava inevitabilmente grandi aspettative. Alla luce delle sperimentazioni cliniche effettuate, ecco però la valutazione di Giovanni Rezza, capo dipartimento della Prevenzione al ministero della Salute: «Quelli che erano farmaci “miracolosi” in partenza, dopo purtroppo si sono rivelati scarsamente o affatto efficaci. Nel caso dell’Idrossiclorochina, gli effetti antivirali si sono dimostrati del tutto banali. Il Remdesivir? Un effetto non molto forte. E poi l’Avigan, balzato alle cronache come antivirale a tutto tondo, che si è dimostrato invece un fallimento».Coronavirus, 21 farmaci ne bloccano la replicazione: lo studio su Nature
Virus. Il fenomeno dell'Idrossiclorochina
iPiù degli altri, però, l’Idrossiclorochina è stata oggetto di studi controversi (quello su Lancet, sfavorevole alla molecola, è stato poi ritirato), dispute giudiziarie (è pendente un ricorso al Tar del Lazio, presentato da diversi medici di famiglia fra cui il trevigiano Riccardo Szumski, che vorrebbe continuare a somministrarla), conflitti tra enti (l’Oms l’ha prima sospesa e poi riammessa, mentre l’Aifa ne ha limitato l’utilizzo agli studi clinici). In ogni caso, i numeri rilevati fra marzo e maggio dall’Agenzia italiana del farmaco sono da record, come ha sottolineato il direttore generale Nicola Magrini: «La gente se l’è comprata da sola, in virtù dei costi irrisori».Viagra, calo del consumo durante la pandemia
Nel complesso ad aumentare maggiormente sono stati i prodotti autorizzati “off label” (cioè nati per trattare altre patologie ma usati anche per combattere il Covid) e quelli normalmente utilizzati nelle Terapie Intensive (come l’ossigeno, gli anestetici generali e i sedativi). Però durante il lockdown sono state documentate anche altre variazioni nei consumi: più antipsicotici e ansiolitici, meno inibitori della fosfodiesterasi, classe a cui appartiene il Viagra. «Considerata l’indicazione principale delle molecole afferenti a questa categoria, ovvero la disfunzione erettile – rimarca il documento – tale riduzione potrebbe essere ricondotta ad una modifica nei comportamenti abituali, con conseguente riduzione nel ricorso a questi farmaci in corrispondenza della quarantena». Leggi l'articolo completo suIl Gazzettino