Tutti pazzi per l’Idrossiclorochina. Nei tre mesi più neri dell’emergenza Coronavirus, il consumo dell’antimalarico in Italia è aumentato del 4.662% rispetto al trimestre precedente, registrando anche in Veneto un incremento pari a circa il 3.500%, appena dietro ai livelli di Piemonte e Lombardia e davanti a quelli di Toscana ed Emilia Romagna. Il dato-record emerge dal “Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19”, presentato dall’Aifa, ma si accompagna a valutazioni discordanti sulla sua efficacia clinica: molto alta secondo vari medici di base, pressoché nulla per la stessa Agenzia presieduta dal veneto Domenico Mantoan e pure per il ministero della Salute.
Lockdown, quali farmaci abbiamo comprato?
La vicenda riaccende il dibattito sull’approccio farmacologico contro la malattia che, nel solo Veneto, finora ha colpito con varia intensità 19.891 persone (25 i nuovi casi), mietendo 2.073 vittime e registrando attualmente 3.074 soggetti in quarantena, 115 ricoverati in area non critica e 6 in Terapia Intensiva (fra cui nuovamente 3 positivi). Durante il periodo dei picchi ospedalieri, ogni annuncio di terapia generava inevitabilmente grandi aspettative. Alla luce delle sperimentazioni cliniche effettuate, ecco però la valutazione di Giovanni Rezza, capo dipartimento della Prevenzione al ministero della Salute: «Quelli che erano farmaci “miracolosi” in partenza, dopo purtroppo si sono rivelati scarsamente o affatto efficaci. Nel caso dell’Idrossiclorochina, gli effetti antivirali si sono dimostrati del tutto banali. Il Remdesivir? Un effetto non molto forte. E poi l’Avigan, balzato alle cronache come antivirale a tutto tondo, che si è dimostrato invece un fallimento».Coronavirus, 21 farmaci ne bloccano la replicazione: lo studio su Nature