ROVIGO - Una mano che si è allungata bramosa, toccandole un seno. Lei, in quel momento era chinata perché stava facendo le pulizie ed è stata colta alla...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il processo si è aperto ieri davanti al collegio con l'udienza filtro, ovvero quella nella quale viene stabilita la lista dei testimoni da ascoltare nel dibattimento. Tutto è poi stato rinviato ad una prossima udienza. Pur trattandosi, così come ricostruito di un eventuale caso si violenza sessuale fra quelli considerabili di minore gravità, a pesare sull'imputato anche i suoi precedenti. Esattamente un anno fa, il 20 ottobre, infatti, è stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione, per maltrattamenti in famiglia aggravati, violenza sessuale e violenza privata. Una storia, quella emersa nel corso di quel processo, fatta di insulti e minacce, che l'uomo avrebbe rivolto anche ai due figli che al tempo avevano entrambi meno di 14 anni, mentre la giovane moglie, invece, era stata, minacciata con un coltello, insultata e perfino violentata dopo averle impedito di prendere la pillola anticoncezionale in modo che rimanesse incinta. Cosa che si era verificata anche se poi era seguito un aborto. Questi fatti risalgono al biennio fra 2007 e 2008, cioè fino a quando la donna, esasperata dalle continue vessazioni, non ha trovato la forza di denunciare tutto avviando le indagini che hanno portato alle molteplici accuse nei confronti del suo ex compagno.
L'inizio della fine per la famiglia, sfasciatasi a causa del comportamento violento del padre, è arrivato quando, dopo un periodo di crisi, questo era arrivato a cacciare di casa moglie e figli. I tre si erano così trasferiti in Sicilia, terra d'origine della donna. Il marito, però, poco dopo era sceso fin là e con una violenta scenata, condita da botte e minacce, li aveva costretti a tornare in Polesine. Dove i maltrattamenti sarebbero ripresi, ancora più violenti. Tanto che, in un'occasione, la donna è stata perfino stata minacciata di morte con un coltello puntato alla gola, per impedirle di recarsi al pronto soccorso a farsi medicare e mettere a referto le lesioni che le botte ricevute le avevano procurato. Alle continue percosse si accompagnavano anche le violenze sessuali, con i vestiti strappati di dosso e i rapporti estorti con la forza, contro la sua volontà, dopo averla anche obbligata a sospendere l'assunzione della pillola.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino