VENEZIA - Cinque anni per violenza sessuale di gruppo dopo una serata a Jesolo. È la sentenza emessa ieri pomeriggio dalla Corte d’Appello di Venezia nei confronti di...
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Ad impugnare l’assoluzione erano stati sia il pubblico ministero Massimo Michelozzi che la Procura generale, ieri rappresentata dal sostituto pg Antonio De Lorenzi, che aveva chiesto la condanna a sette anni nei riguardi dei tre imputati: Andrea Gobbo, Federico Gobbo ed Elia Zorzetto, all’epoca 18-20enni e pressoché coetanei della ragazza, residente nel Sandonatese. Secondo quanto ricostruito nei processi, la comitiva aveva trascorso la giornata al mare, dopodiché la studentessa aveva chiesto di essere riaccompagnata a casa. Nell’auto c’era anche un quarto ragazzo, poi sentito come testimone, che ad un certo punto era però sceso. Dopo quel momento, la macchina aveva imboccato una stradina di campagna e al suo interno si era consumato lo stupro di gruppo.
La battaglia giudiziaria è stata combattuta sul discrimine del consenso a quei rapporti. Afferma l’avvocato Renzo Fogliata, difensore degli imputati: «Non li abbiamo mai negati, ma la ragazza era consenziente, come dimostrano le effusioni spinte che li hanno preceduti e che sono state confermate dal testimone. Spiace che siano stati risentiti solo lui e la parte offesa, ma non i miei assistiti, che certo non si aspettavano un esito del genere, oltretutto dopo una camera di consiglio di appena quaranta minuti. A questo punto aspettiamo di leggere le motivazioni, ma posso già preannunciare che impugneremo la sentenza in Cassazione. Parliamo di tre incensurati, che lavorano onestamente come operai e in questi anni hanno anche provato a ricostruirsi una vita».
Quello che ha cercato di fare pure la vittima, come sottolinea l’avvocato Carmela Parziale: «Lo stupro di gruppo avvenne nell’anno della sua maturità. La mia assistita era così sconvolta che, dopo il diploma, non era più riuscita a continuare gli studi universitari. Si è laureata solo molto dopo e ora lavora nel sociale, ma ha dovuto seguire un lungo percorso psicologico e ricominciarlo alla ripresa del processo, per la sofferenza che le è costato anche il fatto di non essere stata inizialmente creduta. Dover ripercorrere quella terribile notte in aula le ha fatto molto male. I baci di quella sera? Li aveva presi per scherzi. Quando le ho telefonato per annunciarle il verdetto, è scoppiata a piangere. Sono soddisfatta nel vedere riconosciuto l’impegno di Procura e parte civile nella ricostruzione di fatti e responsabilità Ora ci sarà tempo per pensare al risarcimento danni in sede civile, l’aspetto economico è l’ultimo dei nostri pensieri». Per ora la provvisionale è di 20.000 euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino