Violenza sessuale e stalking a una giovane collega: chiesti 7 anni e mezzo per il capoturno

L'imputato è Franco Barp, 61enne residente in Borgo Valbelluna, che lavorava alla Costan

Il tribunale di Belluno
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BELLUNO - Sette anni e mezzo. È la richiesta di condanna pronunciata ieri - 1. marzo - dal pm Roberta Gallego al termine della sua requisitoria nel caso che vede un capoturno della Costan alla sbarra per violenza sessuale e stalking a una sua collega. Il processo vede imputato Franco Barp, 61enne residente in Borgo Valbelluna, di fronte al tribunale di Belluno in composizione collegiale. È difeso dall’avvocato Pierluigi Cesa, che ieri era pronto a fare la sua arringa, ma il processo è stato rinviato al 19 aprile. Ha parlato invece la parte civile, la donna vittima di quelle “attenzioni” non richieste è infatti costituita con l’avvocato Enrico Rech. Ha chiesto un risarcimento di 50mila euro.

LE ACCUSE
La Procura ritiene provati i diversi episodi che vengono contestati a Barp: si sarebbe avvicinato alla donna e l’avrebbe molestata, anche sessualmente. Secondo il pm l’imputato raggiungeva la 33enne nel suo ufficio – quando questa era da sola – e si appoggiava su di lei intrufolando le braccia tra il gomito e il seno per poi palparla. A volte sbucava all’improvviso. Nell’autunno 2018 ad esempio, mentre la donna si trovava in giardino, l’avrebbe uncinata al collo avvicinandola a sé con il braccio e provocandole un senso di soffocamento. Anche in quel caso ne avrebbe approfittato e le aveva toccato il seno con l’altra mano. Qualche mese dopo, nella primavera 2019, l’avrebbe sorpresa di nuovo alle spalle baciandola poi sulla bocca. Tanti i messaggi whatsapp conservati dalla parte offesa e poi raccolti dagli inquirenti: «Ok porta il defibrillatore per noi e io porto il ... per te»; «Appena arriva l’occasione ti faccio provare qualcosa di nuovo». Le incursioni di Barp avvenivano, secondo l’accusa, tutte nella stessa modalità: si avvicinava alla donna e cercava di toccarla ovunque, al seno, al sedere, alla zona vaginale. Questi episodi sarebbero durati per due anni, fino all’ottobre 2020, e la Procura gli contesta l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di relazioni d’ufficio (in qualità di suo superiore). 

LA DIFESA


Ma è proprio su questo che punterà con grande probabilità la difesa nella sua arringa, con l’avvocato Pierluigi Cesa che parlerà alla prossima udienza. Il capoturno non sarebbe un superiore, sarebbe solo coordinatore tecnico e avrebbe quindi lo stesso “grado” della operaia. Gli altri elementi evidenziati anche il fatto che la donna non avesse denunciato per mesi.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino