BELLUNO - «Devi fare quello che voglio io, questa è casa mia, o te ne vai in strada». È con questo ricatto che Saer Ngot Kikhounga, 46nne congolese,...
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LA TESTIMONIANZA
«Sono rimasta lì, nonostante le violenze, perché non sapevo dove andare. Non avevo soldi e avevo appena preso i documenti e lui mi minacciava che se avessi detto quello che mi faceva mi avrebbero mandato via». Da brividi il racconto dell'inferno vissuto in quella casa fatto ieri in Tribunale a Belluno dalla 24enne ivoriana, che si è interrotta più volte per le lacrime che non è riuscita a trattenere. La donna, rispondendo alle domande del pm Simone Marcon, ha raccontato ai giudici quello che le era accaduto. Fino a quando aveva l'accoglienza non c'erano stati problemi: «Quando sono arrivata nel 2014 - ha spiegato - faceva tutto al cooperativa, quando c'era da andare in ospedale ci accompagnavano, quando c'era da fare documenti ci aiutavano. Poi però quando sono uscita ero sola, senza soldi e non parlavo italiano». Così prima è andata a casa di una persona dove doveva pagare 180 euro di affitto, poi nel gennaio 2017 si è trasferita nell'abitazione di Kikhounga.
LE VIOLENZE
«Lo avevo conosciuto e mi parlava sempre di chiesa, pensavo fosse una brava persona», ha detto. Lì non paga nulla. All'inizio. Poi però lui l'avrebbe fatta pagare molto cara quella ospitalità. In un primo approccio, in bagno, l'avrebbe cinta da dietro toccandole il seno. Poi sarebbero arrivate violenze di ogni tipo. «Ogni settimana mi prendeva due o tre volte - ha spiegato - io gli dicevo che non volevo, ma lui con forza faceva quello che voleva». Poi addirittura avrebbe varcato il limite con rapporti anali. «Io ho detto no, poi non avevo più forza, piangevo», ha spiegato. E lui: «Se non vuoi devi andartene». Avrebbe chiamato per ben tre volte la polizia per cacciarla da casa. «Non sapevo dove andare, non avevo soldi», ha detto. Alla fine lo denuncerà grazie a una amica e se ne andrà. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino