Banditi incastrati dal selfie forzano il posto di blocco e spariscono nei campi

La refurtiva recuperata sul furgone dei ladri
VILLAMARZANA - Talmente sfacciati da riprendersi col telefonino mentre compivano un furto. Ma quando sulla loro strada si sono trovati la paletta di una pattuglia dei...

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VILLAMARZANA - Talmente sfacciati da riprendersi col telefonino mentre compivano un furto. Ma quando sulla loro strada si sono trovati la paletta di una pattuglia dei carabinieri che intimava l’alt, si sono fatti prendere dalla paura e hanno sfondato il posto di blocco, all’altezza del casello di Villamarzana, per poi sfruttare la scia di un autobus per entrare abusivamente in autostrada dal varco Telepass.  I militari si sono lanciati all’inseguimento allertando tutte le pattuglie in servizio per una trentina di chilometri. Alla fine il furgone pirata, dentro al quale si nascondeva almeno un quintetto di predoni di rame, è stato fermato e la refurtiva del valore di almeno 15mila euro, prelevata domenica pomeriggio nel capannone dell’azienda di zincatura Trentin & Boccato di Meolo (Venezia), riconsegnata ai legittimi proprietari. Cinque dei ladri che erano sul furgone, sono però fuggiti nelle campagne, col favore dell’oscurità, solo uno è stato acciuffato dai carabinieri, che lo hanno denunciato a piede libero.

L’INSEGUIMENTO
Si tratta di un nomade 37enne, ben conosciuto alle forze dell’ordine tanto che su di lui gravava l’obbligo di firma in quel di Badia Polesine. Ai militari ha detto di non conoscere le persone che viaggiavano con lui sul furgone - un Ducato che risulta intestato a un prestanome, ma di cui aveva l’uso - e, riferendosi ai complici, ha parlando di “quattro marocchini”. 
Ma la sua spavalderia è un po’ scemata, quando i carabinieri gli hanno controllato il cellulare, scoprendo il video in cui aveva pensato bene di immortalarsi durante le operazioni di smontaggio nel capannone appena razziato a Meolo (Venezia): per smontare le componenti in rame dalle attrezzature dell’azienda erano servite almeno un paio d’ore provocando, tra l’altro, danni ingenti. Una prova fornita direttamente della sua diretta responsabilità nel furto. Tutto è nato, come ha spiegato in una apposita conferenza stampa il comandante della Compagnia di Rovigo Salvatore Gibilisco, grazie a uno dei tanti controlli sul territorio.
POSTO DI BLOCCO
Un posto di blocco di fronte al quale, inaspettatamente, un furgone bianco ha tirato dritto, svicolando in autostrada e lanciandosi in fuga a tutta velocità a fari spenti. I militari sono riusciti a prendere nota solo di parte della targa prima di diramare l’allarme e mettersi all’inseguimento. Provvidenziale, poi, la segnalazione di un cittadino che ha telefonato per informare di un furgone impazzito che, a fari spenti, aveva imboccato contromano una rotatoria. Un elemento che ha instradato le gazzelle del Nucleo radiomobile di Rovigo guidato dal maresciallo superiore Giancarlo Macrì che, grazie alla collaborazione dei colleghi di Castelmassa, sono riuscite a intercettare poi il furgone sull’Eridania, fino a quando non lo hanno bloccato, nella campagna di Gaiba. 
LA BANDA 

Erano passate da poco le 21 quando li hanno fermati. Il portellone posteriore si è aperto all’improvviso e almeno quattro uomini scappati a gambe levate. Il quinto, che era alla guida, non ce l’ha fatta ed è stato preso e denunciato, perché nel vano di carico del Ducato è saltato fuori il rame rubato, oltre ad arnesi da scasso di ogni tipo. Per veri professionisti del furto.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino