L'ex magione di Galan va in rovina: Villa Rodella è diventata una giungla

Foto Agenzia del Demanio
Giancarlo Galan era così fiero delle sue rose. «In fondo c’è un cespuglio di gialle e all’entrata uno di rosse, ma le altre sono rosa perché...

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Giancarlo Galan era così fiero delle sue rose. «In fondo c’è un cespuglio di gialle e all’entrata uno di rosse, ma le altre sono rosa perché questo è l’unico, vero colore di un fiore leggendario», raccontò l’allora ministro delle Politiche agricole al Giornale, a cui stava mostrando l’elegante giardino di Villa Rodella. Dieci anni dopo, quel parco così curato e variopinto è diventato una giungla disordinata e verdastra da disboscare, al punto che l’Agenzia del Demanio ha dovuto «procedere all’affidamento del servizio di sfalcio, potatura, manutenzione ordinaria e straordinaria delle alberature e della vegetazione» di quella che, per effetto della confisca seguita allo scandalo Mose, è adesso «area di proprietà dello Stato»: il simbolo anche botanico di un immenso potere politico, ridotto a misera selva di «infestanti, cespugli e rampicanti».

 

L’ABBANDONO
Del caso si sta occupando la direzione regionale Veneto dell’ente che fa capo al ministero dell’Economia. Con la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, infatti, la cinquecentesca Villa Pasqualigo Rodella a Cinto Euganeo è stata individuata come immobile statale, incamerato a copertura dei 2,6 milioni di euro patteggiati da Galan (insieme a 2 anni e 10 mesi di reclusione) per l’accusa di corruzione. 
Il geometra Matteo Ballarin, responsabile unico del procedimento, scrive che «il compendio risulta abbandonato da diversi anni in cui la vegetazione ha infestato l’area di pertinenza del fabbricato e il limite confinante con la strada pubblica», tanto che la siepe sta «compromettendo visibilità e sicurezza dei passanti». Dai ligustri alle prugne selvatiche, dalle acacie all’erba campanula, la flora sta inghiottendo l’architettura: fra la casa padronale e l’annessa barchessa, trifore e pinnacoli si scorgono appena dietro l’esplosione di piante ed erbacce. 

L’INTERVENTO
Ecco perché ora «scopo dell’intervento è effettuare una consistente potatura delle alberature e di tutta la vegetazione confinante con la strada pubblica», tramite «taglio dei rovi ed arbusti presenti e rimozione del materiale ligneo di risulta», così da rendere l’edificio «accessibile da ogni lato». Pare di capire che, per arrivare a vendere il bene all’asta, sia necessario «rendere fruibile e visitabile il compendio», bonificando i 2.700 metri quadrati della superficie scoperta, attualmente «priva di acqua ed energia elettrica». 
Ma questa volta per lo sfalcio e il diserbo servirà ben più della buona volontà dimostrata dai volontari di Libera, Legambiente e Us Acli un paio di anni fa, quando erano stati autorizzati dal Tribunale ad aprire un cancello laterale e ripulire uno spiazzo di 300 metri quadrati. Attraverso un’indagine di mercato, l’Agenzia del Demanio ha chiamato a un confronto concorrenziale alcune imprese specializzate nella valutazione del verde, invitandole a presentare un preventivo rispetto a un importo a base di gara quantificato in 10.533,05 euro, nell’ambito di un affidamento complessivo da 27.721,29 che comprende anche il Villino Rossi di Schio, ex casa del fascio lasciata in eredità allo Stato. Il sopralluogo a Cinto Euganeo si è tenuto il 7 settembre e per i lavori è prevista una durata di dieci giorni. 

IL PROGETTO
Ma poi che sarà di Villa Rodella?
«Sarebbe bello utilizzarla per finalità pubbliche – dice il sindaco Paolo Rocca – anche se siamo consapevoli che la proprietà non è nostra. Ho incontrato Luca Zaia durante la campagna elettorale e abbiamo parlato di questa ipotesi. Il presidente mi ha chiesto se abbiamo un progetto, io gli ho risposto che abbiamo abbozzato qualcosa e sarà mia cura presentarglielo, dopo che il Covid ha fermato tante attività compresi questi ragionamenti. L’amministrazione precedente alla mia aveva provato a chiedere l’immobile a titolo gratuito, ma poi le complicazioni erano state troppe». 

Sul programma di federalismo demaniale, infatti, gravavano vincoli e ipoteche. I prosaici fastidi della burocrazia, mica come quei poetici 100 bulbi del tulipano Berlusconi, piantati da Galan quando questa triste giungla era ancora un sontuoso giardino... Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino