VIGONOVO Aveva condiviso con loro gli anni più belli e spensierati della giovinezza. Per questo, prima di morire, ha voluto riabbracciarli per l’ultima volta. Quella...
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VIGONOVO
Aveva condiviso con loro gli anni più belli e spensierati della giovinezza. Per questo, prima di morire, ha voluto riabbracciarli per l’ultima volta. Quella di Stefano Doati, 41enne di Vigonovo, è una storia di amicizia vera. È una storia anche immensamente triste, perché un legame che aveva resistito al tempo e alla distanza ha dovuto arrendersi alla malattia.
PIEMONTE
Stefano la Riviera del Brenta l’aveva lasciata 17 anni fa, per amore della sua Alessandra, una ragazza piemontese conosciuta in vacanza al Lido di Savio (Ravenna). A Novara si era costruito una bella vita: un buon lavoro, tre figlie adorabili, la passione mai spenta per lo sport. Un anno fa, però, qualche fastidio sospetto l’avevano portato a fare degli esami. La diagnosi era arrivata come una coltellata al cuore: tumore al cervello.
L’idea gli era venuta la scorsa estate: «Che ne diresti se tornassimo per qualche giorno al mare, dove ci siamo conosciuti?», aveva chiesto alla moglie. Alessandra non ci aveva pensato due volte: aveva preso con sé le ragazze (Gioia, 19 anni, e le due sorelle di 12 e 8 anni) e aveva fatto di tutto per esaudire il desiderio del marito. Con loro anche la mamma di Stefano, Gianna. Ed è proprio in quel momento che il 41enne, sentendo ormai di avere poco tempo a disposizione, le ha chiesto di poter rivedere gli amici d’infanzia.
«Mi piacerebbe molto, soprattutto i compagni della squadra di calcio». Quei ragazzi che lo chiamavano ancora “bomber”, in ricordo dei tempi in cui giocava come attaccante tra le fila del Vigonovo. Gianna non ha esitato. Ha preso il telefono e ha chiamato uno dei suoi amici più cari: «Stefano sta male e vorrebbe tanto rivedervi. Se potete venite ora, tra qualche giorno potrebbe non essere più in grado di riconoscervi». E così, in una giornata di luglio, la vecchia squadra si è riunita per l’ultima volta per il loro centravanti. In otto sono partiti in auto per Lido di Savio e si sono presentati all’hotel. Tra di loro uno degli amici più stretti di quegli anni d’oro, Roberto Carraro. «È stata dura vederlo così fragile, si faticava a riconoscerlo - racconta - ma è stato un incontro emozionante. Stefano non aveva nessuna voglia di parlarci della sua malattia. Voleva solo parlare di calcio, ricordare i vecchi tempi. Non eravamo soltanto compagni di squadra, siamo cresciuti insieme. A scuola, le prime uscite in compagnia in piazza. Aveva una gran voglia di vivere, uno spirito immenso. Quando è morto, sabato, siamo rimasti senza parole. E allora anche sui social abbiamo scelto di usarne solo due: “Ciao bomber”».
CORSA
Lasciato il calcio Stefano si era dedicato alla corsa. La pagina “Novara che corre” lo ha voluto ricordare con un post di commiato: «Questo maledetto 2020 ci ha privato di molte cose, ma oggi ha preso molto più di quanto gli spettasse. Ci ha derubati di uno dei nostri più cari atleti. Stefano purtroppo ci ha lasciati, in silenzio e discrezione, proprio come quando correva con noi». Gli ultimi giorni di Stefano sono stati particolarmente difficili: l’uomo era stato contagiato anche dal covid. Non solo lui ma anche la moglie, ragione per cui non è ancora stata fissata la data del funerale. Cerimonia a cui gli amici non potranno partecipare, visto che il Piemonte è “zona rossa”. «Proprio per questo - aggiunge Carraro - stiamo cercando di organizzare una seconda cerimonia anche a Vigonovo, per dare la possibilità a tutti di dire addio a Stefano».
(Ha collaborato
Vittorino Compagno)
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Il Gazzettino