VICENZA - Induceva i minori ad assumere comportamenti palesemente ostili alla cultura occidentale e a manifestare il desiderio di poter compiere in futuro gesti eclatanti, anche...
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Il provvedimento trae origine da un fatto accaduto il 21 gennaio scorso, in una scuola elementare del Vicentino, quando, nel corso di una lezione scolastica di educazione musicale, alcuni alunni (almeno tre), della classe quinta, tutti di origine magrebina e di fede islamica, si tapparono le orecchie per non sentire la melodia diffusa. Le motivazioni addotte dagli stessi alunni, dell'età di 9 e 10 anni, richiamavano gli insegnamenti ricevuti dall’imam del centro islamico da loro frequentato, il quale aveva predicato che ascoltare musica ed utilizzare strumenti musicali costituisce peccato.
Dopo l’accaduto, la Digos della Questura di Vicenza, diretta dal Vice Questore aggiunto Nevio Di Vincenzo ha avviato, in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri, serrate e riservate indagini sul conto dell'imam che hanno comprovato la veridicità dell’accaduto.
Dalle indagini è emerso che l’algerino, stipendiato come organizzatore e relatori di vari incontri, aveva ormai da tempo abbracciato l’ideologia islamica salafita, scevra da contaminazioni occidentali e che in qualità di imam del centro islamico costituiva un carismatico punto di riferimento per la comunità, dimostrandosi attivo nell’indottrinamento dei fedeli su posizioni marcatamente radicali.
Dagli accertamenti svolti è inoltre emerso che il cittadino algerino manteneva strette relazioni con esponenti del mondo islamico di orientamento marcatamente radicale. Tali contatti avveniva soprattutto fuori regione e anche all'estero, in particolare in Francia. Nonostante l'algerino si trovasse in Italia dal 2002 (titolare di un permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciato dalla Questura di Udine ove aveva parimenti svolto le funzioni di imam presso quella comunità islamica, per poi trasfersi nel Vicentino dalla fine del 2013), non risultava inserito nel contesto sociale di riferimento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino