PADOVA - «Preme ringraziare sentitamente il questore di Padova, Isabella Fusiello, il vice-questore aggiunto Michela Bochicchio e tutte le forze dell’ordine, che hanno...
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Gli abitanti del territorio compreso tra le vie Bernina, Fowst, Tunisi, Menini e Dalmazia, precisano in una nota che «in data 6 luglio 2020, l’avvocato Marco Locas, del foro di Padova, ha depositato presso la Procura della Repubblica la denuncia-querela, evidenziando in maniera scrupolosa tutte le problematiche sottese alla situazione delineatasi, e denunciando nella fattispecie i reati di omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.), da parte della competente autorità amministrativa, e di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (art. 659 c.p.), da parte di tutti coloro che, a vario titolo, occupano gli immobili adibiti a pubblico esercizio e/o altra attività nella zona di via Bernina».
I PROBLEMI
Il comitato esprime alcune considerazioni. La prima: «Le soluzioni-tampone adottate dalle amministrazioni, in alcuni casi avversate fin dall’inizio dai residenti in quanto ritenute, come i fatti hanno poi comprovato, inefficaci, se non dannose, hanno lasciato i problemi insoluti. Esempio: il “muro” di via Bernina ha sicuramente ridotto il traffico veicolare, però, isolando l’area, ha creato un ghetto ed è causa diretta dell’aggravamento dello spaccio in via Dalmazia». La seconda: «Oltre allo spaccio e agli atti vandalici, negli ultimi anni la situazione nel rione si è aggravata con l’insediamento di numerose associazioni religiose o sedicenti circoli culturali di “promozione sociale”, che procurano un grave disturbo della quiete pubblica con musica, canti, litanie, schiamazzi per svariate ore, soprattutto il sabato e la domenica”. La terza: «Non si contesta la libertà di culto, bensì il rumore dovuto alla collocazione delle numerose chiese, che a volte celebrano in contemporanea, e dei circoli in genere (tra cui il Maisha, sottoposto a ispezione anche nei giorni scorsi), in ex magazzini o locali adibiti ad appartamenti, tutti fatiscenti, con infissi vetusti, costruiti ad uso artigianale/commerciale, e situati a poche decine di metri dalle abitazioni».
LA CONCLUSIONE
In sostanza, «la querela – sostiene il comitato - si propone come extrema ratio, segnale evidente dell’esasperazione dei cittadini di fronte alla diffusa illegalità che imperversa nel rione». E conclude: «L’intervento del 16 luglio ha dimostrato, sebbene non ce ne fosse bisogno, che l’illegalità regna sovrana nell’area di via Bernina e di via Fowst e in altri capannoni dismessi presenti poco distante. Si chiede alle autorità cittadine di mettere fine a tale degrado e all’amministrazione comunale di iniziare ad interagire direttamente con i residenti allo scopo di risolvere i problemi, piuttosto che, come fatto fino ad ora, riferirsi ad associazioni o referenti i quali, non abitando nel rione, non possono comprenderne la complessità».
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Il Gazzettino