PORDENONE - Martedì 24 dicembre sarà l'ultima volta che Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga alzeranno le serrande di Verdevivo, la storica fioreria di viale...
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LA DECISIONE
«Abbiamo dato ma anche ricevuto tantissimo - sorridono mentre finiscono di preparare alcuni addobbi natalizi, rigorosamente solo con i materiali che offre la natura - e, mettendoci d'impegno, potremmo scrivere un libro. Solo che non sapremmo da dove cominciare». Effettivamente il vissuto di entrambi è denso di particolari ma soprattutto di soddisfazioni. Ricordi indelebili, storie che, di tanto in tanto, riaffiorano nei loro pensieri. Come quella volta che, scambiandolo per uno scherzo, stavano per rinunciare - inconsapevolmente - all'invito al castello di Helsingborg, nientemeno che la residenza della famiglia reale svedese. Era il 2016. «Ad un'email scritta in un italiano perfetto e con il simbolo della corona gialloblu - si guardano compiaciuti - avevamo risposto, pensando si trattasse di uno scherzo di qualche buontempone, con una serie di messaggi alquanto sciocchi. Abbiamo capito che davvero si trattava di un invio ufficiale, per un lavoro di land art al parco del castello, quando l'architetta paesaggista che ci aveva contattato, una certa Green (in italiano significa verde), ci aveva inviato i biglietti per il volo aereo: riportavano dei codici non comuni. E' stata un'amica di un'agenzia di viaggi a confermarci, visionando gli stessi tagliandi, che quello non era affatto uno scherzo. Come l'architetta Green ci aveva trovato? Attraverso internet: voleva artisti italiani e noi, praticamente, eravamo in cima ai risultati di tutti i motori di ricerca».
L'AMICIZIAMeneguzzi e Sponga si sono conosciuti per caso. «Tutta colpa di mia moglie Daniela Toffoli sorride Vincenzo che ci ha fatto incontrare. Il primo contatto? Un disastro: ci stavamo antipatici a vicenda». Poi Meneguzzi, all'epoca dipendente di un istituto di credito, e Sponga, grafico pubblicitario, si sono ritrovati in un paio di occasioni. Da lì la decisione, repentina, di aprire una fioreria in via Gabelli a Porcia e, successivamente, di spostarsi in viale Grigoletti a Pordenone. Nel '90 l'iscrizione alla super specializzazione (in arte floreale) della Scuola federale svizzera di Basilea. «Sono stati quattro anni duri, anzi durissimi ammettono ma ci hanno permesso di mettere gli occhi sul mondo e di cominciare a girare grazie alla land art. Siamo stati i primi fioristi artigiani ad essere stati riconosciuti dalla Camera di commercio». Nel 2008 l'avvio (ufficiale) di Humus Park, diventato presto il più importante evento italiano di arte in natura: «Le nostre opere sostengono sono fatte di materiali naturali e, pertanto, avranno la stessa durata che la natura concede. Le nuove generazioni? Non viaggiano più con i fiori, a cena non si presentano più, come succedeva un tempo, con il mazzo di rose: quello arriva direttamente sul telefonino. Chiudiamo il negozio ma non mandiamo in pensione la voglia di trasmettere ai bambini, come abbiamo fatto con la scuola materna di San Leonardo Valcellina, quella creatività che la natura, solo guardandola, diffonde. Lontano da smartphone e computer vari».
Alberto Comisso
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Il Gazzettino