Via il vincolo, la richiesta delle suore per poter vendere il chiostro dei bambini

Via il vincolo, la richiesta delle suore per poter vendere il chiostro dei bambini
VENEZIA - Via il vincolo al chiostro, che era stato destinato a ospitare i bambini, per poter vendere il palazzo. La richiesta giace in Comune da tempo ed è stata avanzata...

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VENEZIA - Via il vincolo al chiostro, che era stato destinato a ospitare i bambini, per poter vendere il palazzo. La richiesta giace in Comune da tempo ed è stata avanzata dalle suore della Congregazione delle Suore di Carità delle Sante Capitanio e Gerosa, rimaste all'interno dello storico Palazzo Emo-Diedo affacciato sul Canal Grande davanti alla stazione. Le religiose hanno chiesto al Comune di Venezia di tornare in possesso del chiostro interno all'immobile, esteso su una superficie di 834 metri quadri e attualmente in dotazione all'adiacente asilo paritario da poco chiuso per una serie di vicende legate all'ente gestore. Un asilo considerato una scuola modello. L'immobile ed il suo chiostro si trovano in una splendida posizione e per questo la proprietà ha chiesto all'Amministrazione comunale la rimozione del vincolo ad uso pubblico scolastico ancora esistente, in quanto non  più giustificato dalla presenza dell'asilo che, oltretutto, quando era aperto utilizzava per i bambini anche propri spazi all'aperto. Una vicenda, quella della destinazione del chiostro di palazzo Emo-Diedo , che è stata discussa ieri mattina in Municipio a Mestre durante i lavori della quinta Commissione consiliare, convocata per l'adozione della Variante al Piano degli Interventi per la cessazione del vincolo d'uso pubblico che, verosimilmente, consentirà la successiva messa in vendita del prezioso immobile. 

Sulla destinazione d'uso dell'intero palazzo non vi sono però ancora indicazioni precise da parte della proprietà. In base alle più recenti norme vigenti a Venezia, volte a limitare l'eccessiva proliferazione di lussuosi hotel a 5 stesse a discapito di altre tipologie d'uso, quella che potrebbe apparire come la soluzione più remunerativa e quindi scontata, ovvero la destinazione ricettiva alberghiera, non viene più concessa dall'Amministrazione a meno che non venga autorizzata dal Consiglio comunale. Nel frattempo la proprietà dell'immobile nel 2017 ha versato 237.293 euro nelle casse comunali a titolo di deposito cauzionale, somma poi effettivamente incamerata dopo l'approvazione definitiva della Variante urbanistica al cui iter ora manca solo un'ultima Delibera del Consiglio comunale. 
Sul punto all'ordine del giorno ieri in Commissione non sono però mancati i dubbi e perfino l'ironia di diversi consiglieri comunali .«Avevo già seguito la vicenda riguardante palazzo Emo-Diedo ha ricordato ieri in aula il consigliere fucsia Maurizio Crovato e sappiamo che la casa madre, che ha sede a Milano, aveva già in mente di utilizzare il palazzo per una speculazione immobiliare. Evidentemente vogliono vendere l'immobile per finanziarie missioni umanitarie e caritatevoli all'estero». 

«Visto lo spopolamento di Venezia ha osservato in aula la consigliera pentastellata Sara Visman - sarebbe più opportuno assegnare diversamente questi spazi destinandoli alla residenza». 
Paolo Guidone Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino