VENEZIA - In quella che era una banca, chiusa da qualche mese, i lavori di ristrutturazione procedono di buona lena, con gli operai che sistemano gli impianti, tra i banconi del...
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L'ULTIMO ARRIVATO
L'arrivo di Farini è solo l'ultimo atto. La Carige, che occupava piano terra e primo piano, ha chiuso alla fine dell'anno scorso. I muri sono stati acquistati dalla famiglia Panto che ha affittato il pianterreno alla catena di bakery. Oltre 100 metri quadri che saranno attrezzati con banconi e tavolini. Il nuovo locale dovrebbe aprire nel giro di qualche settimana, forse già per settembre.
In un campiello di modeste dimensioni, sarà il quarto locale destinato al food. Una volta qui c'era solo un minuscolo bar d'angolo. Ora ospita Frullalà, locale specializzato in frullati e centrifughe da asporto, ormai una presenza storica.
Più recente l'apertura di un altro piccolo bar, nell'altro angolo del campiello, più defilato. Qui trent'anni fa c'era il negozio di filati che chi vive in campo ricorda ancora con nostalgia. Piccolo e di qualità, aveva clientela che arrivava anche da fuori. Poi quel tipo di merce non ha più funzionato. Per qualche anno si è trasformato in un negozio di collant, poi in un negozio di vetri. Negli anni 2000 ha aperto un negozio di abbigliamento e accessori giovanili, ma anche questo non ha retto. E così, un paio d'anni fa, è arrivato un bar. I primi gestori, che puntavano su un'offerta particolare, hanno chiuso dopo tre mesi. Ora, con il Bacaro Amoenus, siamo già alla terza gestione.
CAMBI DI GESTIONE
Un caso anche questo tipico. Perché in questa esplosione di locali sono in tanti che poi non ce la fanno e i passaggi tra gestori sono continui. Cambi di gestione anche per il locale più ampio del campiello, quello che un tempo ospitava Boselli, negozio d'arredamento di tendenza, che vantava una clientela internazionale e che ormai da anni ha scelto deliberatamente di lasciare il centro. In quegli spazi ampi c'è un ristorante-pizzeria Al 56zerotto, con annessa pizzeria al taglio, che da quattro anni è stato rilevato da imprenditori cinesi. Ad ascoltare le voci del campiello i precedenti gestori hanno dovuto lasciare per gli affitti altissimi pretesi dalla proprietà: anche questo un classico veneziano.
I SUPERSTISTI
In mano a imprenditori cinesi sono anche la gestione di un negozio di abbigliamento da battaglia, così come il vicino negozio di camicie, che fa angolo con il campiello successivo. Qualcuno ricorderà che qui c'era Sartori, negozio di calzature di qualità. Oggi si vendono camicie a 20 euro. A completare la panoramica delle botteghe del campiello, un ottico e un'oreficeria. Forse le uniche attività non assimilabili a questa monocultura turistica sempre più al ribasso. Quanto resisteranno? Chissà... La gente è scettica sul futuro. A due passi, d'altra parte, c'è il ponte dei Zogatoli, che di un passato diverso ha conservato solo il nome: vende souvenir. Passato il ponte, poi, in salizada San Giovanni Grisostomo il food dilaga: ha conquistato una dozzina di locali su venti. A chiudere la calle ci sono le vetrine che furono di Coin: chiuse e impolverate. Ma questa è un'altra storia, non meno sconfortante.
Roberta Brunetti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino