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Il silenzio di campi e calli semivuoti. I passi dei pochi passanti che risuonano nella luce fioca dei lampioni. Scene abituali nel cuore della notte veneziana. E invece sono appena le otto di sera. L’ultimo Dpcm, con le chiusure forzate di bar e ristoranti alle 18, sta precipitando Venezia nel buio e nel silenzio prima dell’ora. Come se avesse spostato le lancette dell’orologio in avanti, togliendo alla città una fetta di vita: quella degli aperitivi, degli incontri serali, non solo dei giovani. Tutto sparito. Ora la città si spegne anzitempo. Una chiusura lenta. Le saracinesche dei bar si abbassano alle 18. I negozi, quelli che resistono, un po’ più tardi. La gente è ancora per strada, sembra voler rincasare senza fretta. A San Polo c’è chi si attarda sulle panchine: tre amici che chiacchierano, un coppia, un anziano. I bar hanno chiuso da poco, con tavoli e sedie già impilate. Un via vai tranquillo che prosegue verso Rialto. Molti negozi hanno chiuso un po’ prima, altri resistono fino all’ora di chiusura. Le vetrine qui assicurano un po’ di luce, la parvenza della vita che c’era. Ma ci sono varie saracinesche abbassate, fette di buio che avanzano.
Campo Bella Vienna è deserto: era uno dei campi degli aperitivi, un ritrovo per giovani, ma non solo, dove fino a pochi giorni fa si davano appuntamento in tanti. Per strada si incrociano per lo più residenti. Si indovina, però, anche qualche turista. Una famigliola straniera è in cima al ponte, si gode la vista sul Canal Grande. Un bengalese, con un mazzo di rose, cerca clienti. Ma ormai è una missione impossibile. Tutte chiuse le botteghe sul ponte e non sono ancora le 19. Scene impensabili un anno fa, prima di quel 12 novembre che per Venezia ha segnato l’inizio di questa stagione nera. Uno dei negozianti sta abbassando la saracinesca, confessa di aver paura: «Ora la situazione è tranquilla, ma cosa accadrà con questa desolazione? Servono controlli». Luci e ombre anche in Strada Nuova. Il fast food aperto, la panetteria, qualche vetrina gettano un po’ di luce. Verso campo Santi Apostoli, dove si moltiplicano le saracinesche abbassate dei locali pubblici, aumenta anche il buio. Scena che si ripetono. I luoghi dove più pesano le attività turistiche, dove più è esploso il settore del food, sono anche quelle dove la serrata si nota di più. E ancora una volta San Marco ha il primato di questa desertificazione. Calle lunga San Marco è un corridoio buio di saracinesche abbassate. Irriconoscibile. Solo un ristorante pizzeria ha provato a tenere aperto per il take away. Un tentativo, appunto, senza gran successo. «Sono entrate due persone. Aspettiamo in nulla». Buio e vuoto anche in calle delle Rasse: tutti i ristoranti, quelli con i pesci in vetrina, sono chiusi. Nelle Mercerie i negozi un po’ di luce la assicurano, ma se non hanno chiuso, i commessi si ritrovano, anche loro, a fare la guardia al nulla.
Altro vuoto, altro buio, quello di Santo Stefano.
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Il Gazzettino