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VENEZIA - Un giovane con la testa bassa cammina su una passerella, pochi centimetri la separano dall'acqua alta che ha sommerso i masegni. È accostata a un muro coperto da una gigantesca immagine del leone di San Marco; meglio, dal particolare del libro aperto del leone, con la scritta di pace. Nella foto, c'è l'essenza di Venezia: la potenza nei secoli passati e la fragilità del suo presente. La fotografia, nella sezione «Le Gran Tour» della mostra «Oltre Venezia. Now is the Winter of our Discontent», alla Fondazione Querini Stampalia, fino al primo maggio, dà il senso dell'amore e del sentire critico nei confronti della città del fotografo, Graziano Arici. A Venezia è nato nel 1949, è la città dove è cresciuto professionalmente, dove ha documentato per decenni l'attività culturale ed artistica, lavorando per agenzie ed istituzioni, prima di trasferirsi ad Arles, in Francia. L'immagine del giovane stagliato sul libro aperto è come pervasa da uno spirito di solitudine ma, nel contempo, emerge l'occhio impietoso, scevro da sentimentalismi, di chi sa cogliere «lo stato delle cose», attraverso una visione mai banale, intimamente critica, a volte turbata. La foto è intitolata con il solo nome della città lagunare; come quelle dedicate a Roma, Firenze, Milano, Napoli, Palermo.
Immagini di persone e cose, all'interno di quel viaggio in Italia caro agli intellettuali del '700.
Il Gazzettino