"Oltre Venezia", la mostra del fotografo Graziano Arici alla Fondazione Querini Stampalia

Venerdì 6 Gennaio 2023 di Redazione web
Graziano Arici

VENEZIA - Un giovane con la testa bassa cammina su una passerella, pochi centimetri la separano dall'acqua alta che ha sommerso i masegni. È accostata a un muro coperto da una gigantesca immagine del leone di San Marco; meglio, dal particolare del libro aperto del leone, con la scritta di pace. Nella foto, c'è l'essenza di Venezia: la potenza nei secoli passati e la fragilità del suo presente. La fotografia, nella sezione «Le Gran Tour» della mostra «Oltre Venezia. Now is the Winter of our Discontent», alla Fondazione Querini Stampalia, fino al primo maggio, dà il senso dell'amore e del sentire critico nei confronti della città del fotografo, Graziano Arici.

A Venezia è nato nel 1949, è la città dove è cresciuto professionalmente, dove ha documentato per decenni l'attività culturale ed artistica, lavorando per agenzie ed istituzioni, prima di trasferirsi ad Arles, in Francia. L'immagine del giovane stagliato sul libro aperto è come pervasa da uno spirito di solitudine ma, nel contempo, emerge l'occhio impietoso, scevro da sentimentalismi, di chi sa cogliere «lo stato delle cose», attraverso una visione mai banale, intimamente critica, a volte turbata. La foto è intitolata con il solo nome della città lagunare; come quelle dedicate a Roma, Firenze, Milano, Napoli, Palermo.

Immagini di persone e cose, all'interno di quel viaggio in Italia caro agli intellettuali del '700. Arici, però, è fine conoscitore del suo tempo. Immortala i lati «oscuri», le contraddizioni, le asprezze delle città italiane. Analogo processo, a volte con punte di ironia a volte puro testimone, avviene nelle altre immagini realizzate in ogni angolo del pianeta, nelle altre sezioni, a costituire una sorta di « archivio del mondo» dal 1979 al 2020. Le oltre 400 fotografie presentate in varie sale della Fondazione veneziana - a cui Arici ha fatto il lasciato del suo archivio di oltre 1,5 milioni di immagini sono la testimonianza della ricerca personale del fotografo, non quella «alimentare» come usa dire quando fa riferimento agli scatti fatti per lavoro o committenze. Il filo comune del titolo, «l'inverno del nostro scontento» dal Riccardo III di Shakespeare, percorre tutta la mostra antologica, presentata al museo di Arles nel 2021. Non è un filo carico di malinconia, ma di un vedere le cose e le persone quasi in maniera oggettuale, perché i problemi del mondo sono sempre lì, in maniere diverse, basta guardarli, sia nelle terre martoriate dalle guerre e carestie che nelle terre dell'opulenza.

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