VENEZIA - Ci voleva l'acqua alta per far salire sulla stessa barca le mille e litigiose anime del Parlamento. Con il voto di ieri al Senato, dopo quello di martedì alla...
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In sintesi, la proposta del centrodestra impegna il Governo su tre punti: aderire alla richiesta di dichiarazione di calamità naturale avanzata dal Comune di Venezia per fronteggiare i danni; intervenire sulla gestione commissariale del Consorzio Venezia Nuova per il completamento del Mose; avviare la procedura della nuova legge speciale per Venezia. Il testo dell'asse giallorosso è invece articolato in diciassette richieste: individuare le risorse per far fronte ai danni dell'alta marea; estendere al Comune di Chioggia lo stato d'emergenza; procedere a interventi di contrasto e mitigazione delle acque alte; aggiornare e rifinanziare la legge speciale per Venezia; procedere speditamente verso il completamento del sistema di dighe mobili; realizzare il piano di adattamento ai cambiamenti climatici; varare le misure fiscali per le imprese, i commercianti e gli artigiani colpiti dal disastro; istituire la Zona economica speciale nel Veneto; affrontare nella prima riunione del comitato interministeriale la questione del passaggio delle Grandi Navi; accelerare gli interventi di bonifica nel sito di interesse nazionale di Porto Marghera; estendere l'art bonus a Venezia; varare un piano di contenimento dei flussi turistici; avviare il recupero del patrimonio culturale ed ecclesiastico danneggiato; acquisire elementi sulle condizioni di sicurezza degli impianti gpl.
Va detto comunque che alcune delle istanze hanno già ricevuto una prima risposta dalle iniziative governative e parlamentari assunte nei dieci giorni seguiti al dramma del 12 novembre, come nel caso di art bonus e Zes. Occorre invece ancora sciogliere i nodi politici riguardanti questioni più spinose, a cominciare dal Mose, motivo per cui a a Montecitorio la mozione aveva riscosso 490 voti favorevoli ma 3 contrari, tanto che la vicentina Cunial aveva tuonato: «Oggi, dicendo sì al Mose, ribadite sì al Tav, alla Valdastico Nord, al Tap, alla Pedemontana Veneta, eccetera: opere generate non per funzionare, ma per aprire i rubinetti ad libitum...».
IL DIBATTITOInvece a Palazzo Madama il dibattito è stato molto più pacato, anche perché al mimino accenno di iniziale brusio, la presidente padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati ha richiamato tutti all'ordine: «Colleghi, per cortesia, un po' di silenzio; pare che l'argomento lo richieda». Da lì in poi, i vari schieramenti hanno parlato con una voce sola. L'azzurro veronese Massimo Ferro ha auspicato compattezza: «Venezia vive e potrà vivere se, e mi sembra ci siano tutte le precondizioni politiche, anche questo ramo del Parlamento darà un segnale chiaro e unitario di una volontà specifica di difesa di un bene, Venezia, che non è patrimonio veneto, non è patrimonio nazionale, ma è patrimonio del mondo». Il dem veneziano Andrea Ferrazzi ha citato la Madonna della Salute: «Dobbiamo cogliere la devastazione di oggi come fecero i nostri antenati veneziani quasi quattrocento anni fa, quando, a partire dalla peste che uccise 47.000 abitanti solamente nella città lagunare, riuscirono a trovare l'energia per una nuova ripartenza». La leghista vicentina Erika Stefani ha promesso di voler superare le polemiche: «Venezia e la laguna di certo non hanno bisogno delle offese che sono state proferite nei confronti dei veneti. Forse pesa e brucia ad alcuni la grande capacità che ha la Lega di governare i suoi territori. Ma andiamo oltre e uniamoci tutti».
Angela Pederiva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino