Venezia, la storia va riscritta: a crearla furono i padovani

Diego Calaon e profughi in fuga da Aquileia dopo l'arrivo degli Unni
VENEZIA - Dimenticate la storia dei veneziani che fondano la città scappando prima da Altino e poi da Torcello, inseguiti dai barbari. Scordatevi anche delle spoglie...

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VENEZIA - Dimenticate la storia dei veneziani che fondano la città scappando prima da Altino e poi da Torcello, inseguiti dai barbari. Scordatevi anche delle spoglie di San Marco orgogliosamente trafugate da Alessandria d'Egitto. Ed è meglio che non sappiate che le grandi fortune dei ricchi veneziani non sono state costruite solo sul commercio delle spezie e delle sete, ma anche sulla vendita degli schiavi ai musulmani. Insomma buona parte la storia veneziana andrà in parte riscritta e corretta in base a una ricerca destinata a rimettere in discussione molto di quello che abbiamo studiato finora sui libri di scuola, ma anche quello che recitano le guide e le enciclopedie.

La ricerca è promossa dall'università di Ca’ Foscari in collaborazione con Stanford University della California ed è frutto del lavoro di Diego Calaon, laurea in archeologia con una passione unica non solo per gli scavi, ma anche per il lavoro incrociato sui big data: e questo spiega come mai la sede principale della ricerca sia a Stanford, l’Università che ha contribuito in modo determinante alla nascita della Silicon Valley prima con Hewlett e Packard e oggi con Google e Facebook.
Ma qual è il valore aggiunto di questa indagine? Diego Calaon non si è limitato - si fa per dire - ad approfondire gli studi e le ricerche sugli scavi in siti archeologici della zona di Venezia e di Rovigo, ma ha incrociato le informazioni provenienti da altri siti, da altri ricercatori, da altri studi, per vedere se le teorie sulla nascita di Venezia avevano un fondamento. E il fatto che il libro che illustra questo suo lavoro si intitoli “Water, Wood, and Labour. How was built Venice” (Acqua, legno e lavoro. Come fu costruita Venezia) ed esca prima in lingua inglese, mostra l'interesse che esiste nel mondo accademico internazionale per questa ricerca, finanziata dall'Unione europea.
La costruzione della storia di Venezia così come la conosciamo deve essere fatta risalire ad un importante funzionario fedelissimo del Doge Orseolo - spiega Calaon - il quale ebbe il compito di celebrare il suo signore e le glorie della Serenissima in un momento in cui i rapporti con Bisanzio erano strettissimi. Si chiamava Giovanni Diacono, e nell’11esimo secolo riuscì a creare e imporre il mito della Serenissima fondata da discendenti dei romani in fuga sull’onda delle invasioni barbariche. Diacono arrivò al punto da inventarsi il doge di Eraclea, Paolo Lucio Anafesto, della cui esistenza non esistono prove storiche, e ricostruì la cronaca dei tempi passati ridisegnandola sulla necessità di dimostrare gli stretti contatti tra Venezia e Costantinopoli. Lo fece per valorizzare i già ottimi rapporti tra Venezia e Bisanzio; e figuriamoci se, stante questa situazione, i veneziani potevano sognarsi di trafugare la salma di San Marco: semmai l’avranno comperata».
Dunque non è vero che nel 452, quando gli Unni di Attila conquistarono Aquileia, Concordia e Altino, le popolazioni dei territori saccheggiati si siano rifugiate temporaneamente nella zona lagunare. In realtà Giovanni Diacono recuperò la leggenda del longobardo Paolo Diacono, che nella sua Historia Longobardorum descrisse le invasioni e la spartizione del territorio. «Ma se davvero ci fosse stata la fuga di una popolazione, inseguita dai nemici, allora avremmo anche dovuto trovare tracce di un insediamento massiccio, realizzato in un periodo limitato. Se scappo assieme ad altra gente e devo difendermi, sbaracco di qua e costruisco di là. Ma subito, non un po’ alla volta, come invece avviene a Venezia. Dove riscontriamo invece un progressivo e graduale sviluppo degli insediamenti. Non solo: qualche traccia di queste invasioni dovrei trovarla, oltre che nei libri di storia italiani, anche nelle ricostruzioni storiche dei popoli germanici che invece parlano semplicemente di migrazioni - aggiunge Calaon – E la migrazione non prevede un assoggettamento con la forza delle popolazioni che si incontrano sul proprio cammino».
Dunque non solo non c'è nessuna fuga, i veneziani si insediano a Venezia «perché è una posizione strategica per i commerci, l’acqua non costituisce una difesa, come si è sostenuto finora, ma è indispensabile per la vita commerciale dei popoli che abitano in quella zona e che sono sostanzialmente pescatori e abili costruttori di barche. Da dove venivano? Innanzitutto dal padovano. Da Padova si erano spinti fino alla foce della Brenta, sempre seguendo l’acqua, fonte principale di sostentamento e di sviluppo del commercio, e poi erano arrivati fino a Venezia».

Spiace dirlo ai discendenti della Serenissima, ma i quarti di nobiltà non derivano loro dai romani, ma dai padovani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino