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VENEZIA - Come su un palcoscenico allestito ma in stallo dietro al sipario calato, i tavolini di bar e ristoranti veneziani sono stati ieri apparecchiati a regola d'arte. La sensazione in città è che in questo spettacolo manchino però le comparse. L'attesa riapertura del 26 di aprile deve infatti fare i conti con la desolazione che ancora opprime il capoluogo regionale. Nonostante il Veneto abbia finalmente raggiunto un invidiabile indice Rt da zona gialla, concedendo a locali dotati di esterno di servire al tavolo sia a pranzo che a cena entro il coprifuoco delle 22, le calli di Venezia restano per lo più disabitate, tanto da scoraggiare diversi ristoratori a riaprire. Non manca poi la variabile meteo, che almeno per questa prima settimana, imporrà in Laguna la massima cautela. La maggior parte dei gestori teme che fino al ponte del primo maggio saranno più i clienti rispediti a casa causa pioggia, che quelli effettivamente accolti, visto e considerato che spostarli all'interno è proibito. «Con la piazza finalmente riallestita arriviamo massimo a dieci persone racconta Jennifer dell'Osteria Fanal del Codega in Fondamenta del forner -. Ha prenotato per cena solo una coppia di nuovi clienti di Padova. Faremo un unico turno dalle 19-21 e se dovesse iniziare a piovere si ripareranno solo quattro clienti. Gli altri dovranno andarsene. Comprare degli ombrelloni sufficientemente grandi è escluso, anche solo per posizionarli a terra usciremo dal plateatico, e se controlli per adesso non ce ne sono stati, in passato ne abbiamo avuti in continuazione».
Anche Federica Lazzara del ristorante di cucina greca e mediorientale Frary's a due passi dalla basilica dei Frari è perplessa sull'illogica gestione dello spazio esterno in caso di mal tempo. «Lungo la fondamenta possiamo accomodare una dozzina di clienti.
ATTENZIONE
Ora più che mai, la clientela residente è l'unica certezza cui affidarsi, salvezza dei quartieri più popolosi come Santa Croce, Cannaregio e Castello, e condanna della zone turistiche limitrofe a piazza San Marco. «Lo zoccolo duro degli affezionati è il nostro patrimonio. Ripartiamo proprio da loro», nota Giacomo Zammattio del ristorante Muro Frari e Muro San Stae. Intanto i più giovani contano i giorni al primo sabato giallo mentre gli adulti rimangono invece in allerta. «Non vogliamo l'invasione barbarica di turisti, né di ragazzini accalcati e ubriachi - spiegano Antonella e Tiziana bevendo un gingerino sedute a San Cassiano -. Ciacolare di fronte a un aperitivo è prezioso ma non dimentichiamo che circola la variante indiana. Eviteremo il bar all'ora di punta o nel fine settimana».
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Il Gazzettino