VENEZIA - Come su un palcoscenico allestito ma in stallo dietro al sipario calato, i tavolini di bar e ristoranti veneziani sono stati ieri apparecchiati a regola d'arte.
Anche Federica Lazzara del ristorante di cucina greca e mediorientale Frary's a due passi dalla basilica dei Frari è perplessa sull'illogica gestione dello spazio esterno in caso di mal tempo. «Lungo la fondamenta possiamo accomodare una dozzina di clienti. Qui però piove di traverso, motivo per cui questa settimana nessuno lavorerà». C'è anche il tema della capienza dei plateatici di fatto dimezzata dalle distanze di sicurezza che le sedie tra di loro devono rispettare. Si aggiunge poi la conformazione geografica di Venezia, che oltre a garantire a pochi locali un affaccio esterno, lo rende ad alcuni impraticabile. «In molti hanno solo un paio di sedute per di più in punti stretti e di gran passaggio spiega Federica -. Avere così poco margine a disposizione significa non lavorare. Il Comune dovrebbe valutare ciascun caso ed estendere le concessioni a quelli più sfortunati». Il discorso è invece di tutt'altro respiro per chi si trovi per sorte in un campo o piazza, come ad esempio la Taverna Baffo in campiello Sant'Agostin. «Riapriamo con una trentina di posti a sedere coperti da quattro ombrelloni buoni solo per il sole precisa il gestore Alex Barcaru, per cui qualche prenotazione nel weekend fa ben sperare -. Terremo aperto tutti i giorni e tutto il giorno, turnandoci così da non lasciare nessuno a casa». Il cielo però è grigio. «Fare gli ordini e le spese di pesce fresco rimarrà un terno al lotto confessa Giovanni Lazzarin della Trattoria al ponte del Megio in campo San Giacomo dall'Orio . Dal lunedì al venerdì facciamo sempre servizio mensa a pranzo ma per l'esterno, anche se i posti ci sono e i tendoni a righe li coprono abbastanza da mangiare in pace, ci andiamo cauti». Intanto due coppie di veneziani si gustano un primo di pesce.
ATTENZIONE
Ora più che mai, la clientela residente è l'unica certezza cui affidarsi, salvezza dei quartieri più popolosi come Santa Croce, Cannaregio e Castello, e condanna della zone turistiche limitrofe a piazza San Marco. «Lo zoccolo duro degli affezionati è il nostro patrimonio. Ripartiamo proprio da loro», nota Giacomo Zammattio del ristorante Muro Frari e Muro San Stae. Intanto i più giovani contano i giorni al primo sabato giallo mentre gli adulti rimangono invece in allerta. «Non vogliamo l'invasione barbarica di turisti, né di ragazzini accalcati e ubriachi - spiegano Antonella e Tiziana bevendo un gingerino sedute a San Cassiano -. Ciacolare di fronte a un aperitivo è prezioso ma non dimentichiamo che circola la variante indiana. Eviteremo il bar all'ora di punta o nel fine settimana».