Baby gang a Venezia, le famiglie delle vittime: «Prendeteli»

Baby gang a Venezia, le famiglie delle vittime: «Prendeteli»
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VENEZIA - Sono in tanti ormai ad essere stati pestati dai ragazzini violenti che scorazzano per Venezia. Spesso si tratta di giovani, poco più grandi di chi li ha bastonati. E tra le famiglie di queste giovani vittime c'è un disagio crescente, nel vedere come gli aggressori continuino nelle loro scorribande, nonostante le denunce. Qualcuno sta anche pensando a creare una sorta di comitato delle vittime. Un modo per fare pressione, perché vengano presi provvedimenti che mettano fine a queste violenze. Ieri, intanto, in campo San Geremia, teatro dell'ultimo episodio di violenza che ha visto quattro giovani finire all'ospedale, non ci si capacitava di quanto accaduto. «È una zona tranquilla, si vedono pattuglie di polizia fare le ronde, ma di notte neanche un vigile» spiega Cristiana Puntar, del ristorante Pedrocchi. La stessa titolare prosegue: «Certo, in giro per la città si sente dire che alcuni ragazzi siano figli di persone poco raccomandabili, ma sono voci. Noi comunque chiudiamo a mezzanotte, quindi non ci siamo  accorti di nulla». Versione confermata anche da Emad, titolare del vicino bar Al brindisi: «In 33 anni che sono qui non avevo mai sentito di un'aggressione del genere. È sempre stata una zona tranquilla».


Sonia Orlovaz, titolare dell'hotel Al Gobbo, invece se la prende con chi non educa al rispetto i propri figli: «Venezia una volta era una gran signora, oggi è un cesso. Maggiorenni o minorenni devono tutti rispettare l'educazione ed essere civili. È uno schifo vedere questi comportamenti così gravi». All'Irish pub non si sono accorti di nulla, come riporta la titolare Barbara: «L'ho appreso dal giornale, qui non ci si è accorti di niente, chi era in turno non mi ha riferito niente, certo, di giorno si vedono forze dell'ordine, ma la sera è un'altra storia». Anche la famiglia Venuda, che gestisce un banco di specialità veneziane dal 1929, non si capacita di come sia potuto succedere un episodio del genere: «Ho letto sul giornale la cosa, ma non ci era mai capitato di sentire di un fatto del genere. È la prima volta che sentiamo di un pestaggio, noi abitiamo in campo e lavoriamo qui, magari di notte qualche schiamazzo c'è, ma episodi di violenza, quelli no. L'ultima follia che ricordiamo è stato quello che è arrivato in auto passando per il ponte di Calatrava».


Ma se a Venezia tutto pare tranquillo, diverso è il discorso per Mestre e Marghera, dove soprattutto la comunità Bangladesh si sente insicura. Un dipendente del ristorante Pedrocchi racconta di esser stato vittima di un'aggressione quattro anni fa: «E ora, certo che abbiamo paura, spesso ci sono rapine e pestaggi». Abdul Motaleb, che lavora in un banchetto in campo San Geremia, si chiede perché la polizia non vigili: «A 15 anni di sera ci sono ragazzini in giro che hanno a che fare con la droga, perché la polizia non controlla?». Il connazionale bengalese Mirdha Jahangir, che gestisce il bar poco distante Laguna, invece fa sapere che in terraferma la paura sia presente: «In via Piave ieri sera (lunedì) a mio cugino hanno portato via il portafogli, ma le rapine, se uno è solo, sono all'ordine del giorno. Mentre qui si sta bene, è una zona abbastanza tranquilla».
Tomaso Borzomì Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino