Emergenza baby gang, il prefetto convoca i genitori: «Voglio capire se sanno»

Emergenza baby gang, il prefetto convoca i genitori: «Voglio capire se sanno»
VENEZIA - Par tera e par mar, parafrasando il celebre motto della Serenissima. O meglio, a voler esser più precisi, in terraferma e laguna: le baby gang che da mesi stanno...

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VENEZIA - Par tera e par mar, parafrasando il celebre motto della Serenissima. O meglio, a voler esser più precisi, in terraferma e laguna: le baby gang che da mesi stanno tenendo sotto scacco le autorità si dividono i due volti della città. Una situazione che il prefetto Vittorio Zappalorto ha deciso di prendere in mano personalmente, convocando i genitori di questi ragazzini terribili.


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«Continuiamo a fare comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, a prendere ogni tipo di misura - spiega il delegato lagunare del governo - ma non sappiamo chi siano i genitori di questi ragazzi. Io voglio parlarci, voglio confrontarmi con loro, capire chi sono, che lavoro fanno, sapere se sanno che i loro figli sono così violenti e perché. Ed eventualmente rivolgerci ai servizi Sociali del Comune se necessario». 
 
Tra le bande non c'è scontro, non c'è rivalità, anzi, i due gruppi spesso si fondono nelle loro serate. I componenti sono intercambiabili, dal centro storico a Mestre: non basta certo un ponte a separarli. La dinamica, in fin dei conti, non è diversa da quella di tutte le compagnie di adolescenti. Perché, è bene ribadirlo, parliamo di ragazzini tra i 13 e i 19 anni, non proprio bambini. Giovani e giovanissimi che stanno alzando, giorno dopo giorno, l'asticella della sfida alla loro impunità. La polizia sta indagando su di loro da un po' e ha ricostruito parte della struttura dei gruppi: sono una trentina, principalmente locali, amano spaventare e menar le mani. Sempre nella più vigliacca delle modalità, quella del branco, quella del tanti contro uno. 
TEPPISTI DI LAGUNAIl gruppo di laguna, a Venezia, lo conoscono tutti. I residenti sanno benissimo chi sono i picchiatori: hanno tra i 15 e 19 anni, vivono in Baia del Re, a Castello a Murano. Frequentano le scuole del centro storico, e la sera escono per stare insieme come tanti coetanei. Solo che loro, per divertirsi, hanno bisogno dello scontro. Risse che inevitabilmente li vedranno sempre vincitori, visto che non attaccano mai a caso: venti contro quattro, dieci o cinque contro uno. L'importante è avere una superiorità numerica sufficiente a rendere impossibile qualsiasi tentativo di difesa. Il capo del gruppo è un sedicenne, anche lui veneziano. Il rispetto e l'ammirazione dei compagni se l'è guadagnata con la cattiveria: è semplicemente quello che picchia più forte degli altri, spesso ricorrendo anche a tirapugni o bottiglie di vetro. Sotto i colpi di questa banda sono caduti anche i giovani veneziani aggrediti sabato sera, finiti all'ospedale con prognosi dai 7 ai 40 giorni. Prima di loro, una lunga serie di episodi di obiettivi casuali. Il casus belli della zuffa ha un paio di formule preconfezionate: «Mi dai una sigaretta?» e «Che cos'hai da guardare?» sono quelle più utilizzate. Le loro scorribande hanno iniziato a farsi sempre più frequenti e l'ultima prognosi da 40 giorni, limite che sdogana le indagini d'ufficio delle forze dell'ordine, costringerà probabilmente gli investigatori della questura ad accelerare i tempi. 
OLTRE IL PONTEL'altra banda è quella che fa capo a un 18enne di Altobello. Un gruppo misto, principalmente costituito da mestrini, ma che ha allargato le adesioni a ragazzi di etnia rom e ad altri dell'Est Europa. La loro è stata un'evoluzione graduale, partita dai vandalismi e dagli imbrattamenti, e arrivata ai pestaggi (il raid punitivo a danni di un ventenne, il 26 marzo scorso, colpevole di aver segnalato alle forze dell'ordine un tentativo di furto da parte di tre del gruppo) e le rapine (l'aggressione al titolare del minimarket di via Fapanni che si era rifiutato di vendere alcolici ai minori della banda, che si era concluso con il furto dell'incasso e la denuncia dei cinque responsabili). 

COMPAGNI DI SCUOLAIl collegamento tra le bande è quello più scontato e banale: la scuola. Molti di loro frequentano gli stessi istituti, o comunque gli stessi spazi. Allargare il giro, quindi, non è poi così complicato per chi frequenta le superiori. A preoccupare gli inquirenti, in particolare, l'età del reclutamento dei nuovi adepti: negli ultimi episodi, infatti, è stata riscontrata la presenza di 13enni (e quindi non imputabili, in quanto minori di 14 anni). Uno di questi, per esempio, aveva preso parte alla rapina di sabato. Un altro 14enne, invece, era tra i tre che aveva tentato di rubare un monopattino elettrico in via Poerio, punto di partenza da cui, poi, era partito il raid punitivo nei confronti del ventenne mestrino, all'interno del centro commerciale Le Barche, e che aveva rimediato una mandibola rotta e venti giorni di prognosi. La squadra mobile di Venezia sta esaminando tutti gli episodi, il lavoro che stanno facendo i detective della questura è cercare di capire quanti casi si possano collegare con certezza alla banda. Starà alla magistratura, poi, decidere come e quando fermare questi mini delinquenti. 
Davide Tamiello
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Il Gazzettino