Venezia allagata. Il cuoco dei Do Forni sul pontile tra le onde: «Ho temuto di morire»

VENEZIA «Ho fatto il segno della croce e mi sono detto: Se devo morire, così sia». Michele Sterlacci ha 47 anni, è di Bari, da ventuno vive a Venezia....

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VENEZIA «Ho fatto il segno della croce e mi sono detto: Se devo morire, così sia». Michele Sterlacci ha 47 anni, è di Bari, da ventuno vive a Venezia. Sposato, padre di due figli, da venti capopartita al ristorante Do Forni, uno dei più rinomati di Venezia. Tutto, per lui, era sull'orlo della fine martedì sera. Quando per oltre un'ora è rimasto isolato all'interno di un pontile galleggiante all'Arsenale. Era in attesa di un vaporetto che lo riportasse a casa, a Sant'Elena, quando i pontili che collegano l'imbarcadero alla fondamenta sono crollati sotto i colpi del vento e della marea, poderosa. La sua salvezza è stata un equipaggio della Guardia Costiera che con un intervento al limite dell'impossibile l'ha fatto salire a bordo dell'imbarcazione e portato in Pronto soccorso. «Mentre piangevo nel ventre della lancia della Guardia Costiera, un militare mi ha aiutato e tranquillizzato: si chiama Rocco Garofalo, mi ha detto di trovarsi a Venezia per caso, chissà se lo incontrerò ancora. Mi ha salvato la vita».

È lui a riannodare i fili di una serata impressa a fuoco nell'anima. «Alle 22.20 mi ero avviato verso il pontile dell'Arsenale per prendere un vaporetto. Arrivato al pontile, mi ero accorto che non c'era possibilità e ho deciso di star fermo cercando riparo. Ero da solo - ricorda il quarantasettenne - e all'improvviso si sono spente le luci: ho visto i taxi che si giravano su se stessi. C'erano onde altissime: mi sono bagnato tutto e il pontile, agganciato alla riva solo con delle catene, galleggiava in balia della marea. Non potevo scappare: ho chiamato mia moglie che piangeva. Mi ero rassegnato a morire». All'improvviso, la salvezza: «È arrivata una barca della Guardia Costiera - continua - mi hanno gridato Stai tranquillo, ti veniamo a salvare, ma non riuscivano ad attraccare. Quando si sono avvicinati, mi hanno fatto fare un salto sulla lancia. A quel punto è intervenuto il militare che mi ha detto di stare tranquillo». Michele Sterlacci è stato portato in ospedale: «C'erano una quindicina di persone in ipotermia e mi hanno dimesso verso le 3.30 e assieme a mia moglie e mio figlio, abbiamo camminato per un'ora fino a casa. La beffa? Mi hanno presentato il ticket».

N. Mun.
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Il Gazzettino