VENEZIA - Il Patriarca Francesco Moraglia usa un'immagine forte. Nulla è lasciato all'immaginazione. «Venezia è una città decapitata. Lo siamo dal punto di vista...
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La riflessione di Moraglia è di quelle a 360 gradi per una Chiesa veneziana lambita e coinvolta nelle vicende giudiziarie della Serenissima. Parole profonde che il Patriarca ha espresso nel tradizionale incontro di Natale con i giornalisti delle testate locali. Uno scambio di auguri durante il quale il Patriarca ha cercato di intepretare il sentimento, le preoccupazioni e le ansie di una popolo veneziano disorientato. Ma ha anche detto parole forti e chiare su questioni che hanno messo in prima linea la "sua" Diocesi e coinvolto - alla distanza - anche il Patriarcato. Ad esempio il rinnovo della Procuratoria, con l'ex sindaco Giorgio Orsoni, ancor oggi Primo Procuratore di San Marco, e l'ex patron del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. «A gennaio - ha detto Moraglia - scade il mandato dell'ente e ci aspettiamo il rinnovamento. Sarà importante perchè la Procuratoria rappresenta la Basilica e la nostra storia». E parole chiare Moraglia le ha espresse anche sull'indagine della Magistratura sullo "scandalo Mose" che ha coinvolto la Fondazione Marcianum per i finanziamenti assegnati in parte dal Consorzio Venezia Nuova sotto la gestione Mazzacurati. «Non sono un magistrato, ma ho fiducia nei giudici - ha detto - Ho la coscienza tranquilla per il mio operato e non ho assolutamente motivo per non averla tranquilla anche per chi mi ha preceduto (il cardinale Angelo Scola ndr)».
Una vicenda che non ha mancato di creare sofferenza con il drastico ridimensionamento della Fondazione e dei personale e la sua trasformazione con nuovi obiettivi. «Ho trascorso momenti difficili - ha rivelato Moraglia - per la grande responsabilità che mi è stata accollata. Siamo riusciti a ricollocare il personale in esubero, grazie a quella solidarietà tra enti che è indispensabile». E infine un pensiero al dramma di chi lotta per il posto di lavoro sia negli enti pubblici che nel privato. «Auspico la solidarietà tra le forze sociali, anche con sacrificio reciproco e che si possano salvare posti di lavoro e impieghi. E se dobbiamo dare spazio all'ottimismo, dobbiamo dire a chi ha a cuore i nostri destini, che non serve una "politica dell'annuncio", ma occorre decidere per il bene di tutti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino