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Le province sono 7 e gli scenari sono 3: didattica in presenza al 50%, all’80% o al 100%. Attorno a questi numeri il Veneto prepara il piano per la riapertura delle scuole, che in zona gialla corrisponde alla ripresa dell’attività alle superiori, in aggiunta alle materne, alle elementari e alle medie dove non è mai terminata, tant’è vero che i bambini attualmente positivi sono 924 nella fascia 2-6 anni e 3.064 in quella 7-14. «Data e modalità della ripartenza dipenderanno dal prossimo dpcm e dall’andamento epidemiologico, ma vogliamo farci trovare pronti», spiega Elisa De Berti, assessore regionale ai Trasporti, che malgrado l’isolamento domiciliare a cui è costretta per il Covid, sta coordinando l’esame della questione insieme alla collega Elena Donazzan (Istruzione).
Scuola in Veneto
Le convocazioni dei tavoli provinciali ricominciano questa settimana: oggi Padova e Rovigo, domani Treviso e Venezia, mercoledì Vicenza e Verona, giovedì Belluno. Si tratta della seconda serie di discussione, dopo quella in cui era stato fatto un primo punto della situazione nei giorni scorsi. «Ci rendiamo conto che tutti i nostri ragionamenti potrebbero ridursi a un inutile esercizio scolastico – premette De Berti – se il decreto del premier o la curva dei contagi cambiassero completamente le nostre ipotesi. Ma in assenza di certezze da parte del Governo, non possiamo rischiare di trovarci all’ultimo a fare la programmazione di un settore che è molto complesso. Sono le stesse aziende del trasporto a pregarci di portarci avanti il più possibile con i tempi, perché dal momento in cui viene annunciata la data, hanno bisogno almeno di un paio di settimane per organizzare il parco dei mezzi e i turni degli autisti. Per intenderci, se davvero venisse confermata l’idea di iniziare il 9 gennaio, visto che di mezzo ci sono anche le festività, bisognerebbe saperlo per metà dicembre».
Piano riaperture
Dopo il giro di orizzonti di una settimana fa, perciò, tra oggi e giovedì saranno presentati i 7 piani territoriali, i quali confluiranno nella proposta regionale che l’assessore consegnerà poi al presidente Luca Zaia, affinché la porti sul tavolo del Governo.
Orari e fondi
È stata scartata l’idea dei doppi turni, mattina e pomeriggio, «per l’estrema difficoltà nell’organizzazione». Per lo stesso motivo al momento sembrano esclusi anche gli orari scaglionati: «Al massimo – riferisce la vicepresidente della Regione – potranno esserci minime differenze. Ma pensare di far entrare alcuni alle 8 e altri alle 10, vorrebbe dire che chi abita in provincia e finora rincasava alle 15, rientrerebbe alle 17, con la necessità magari di avere il servizio mensa e dunque altri rischi di affollamento e contagio. No, preferiamo immaginare una modalità mista, fra didattica a distanza e in presenza, a gruppi alternati. Però ribadisco che tutto dipenderà dalle valutazioni del Governo». Dall’esecutivo il Veneto si attende anche un adeguato trasferimento di fondi. «Dei 900 milioni stanziati a livello nazionale dai decreti Rilancio e Agosto per coprire i minori ricavi del settore – riassume De Berti – il Veneto ne aspettava circa 90. In realtà poi 300 di quei milioni sono stati stornati sui servizi aggiuntivi da attivare per quest’anno scolastico, ma non sono ancora arrivati alle Regioni. Di fatto a settembre siamo ripartiti solo con gli 8 milioni messi dal Veneto».
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Il Gazzettino