Veneto, la rimonta del mattone: torna il segno positivo

Veneto, la rimonta del mattone: torna il segno positivo
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La prima luce in fondo ad un tunnel lungo dieci anni, è una flebile fiammella che ha i connotati di un +0,3 per cento. Ma pur debole, quello è un dato capace di far sorridere il comparto delle costruzioni del Veneto, che non vedeva un segno positivo nel presentare il resoconto annuale dal 2008. Adesso la rotta sembra invertita e a trainare la remuntada dell'industria delle costruzioni, comunque orfane degli investimenti politici nelle infrastrutture, sono la rigenerazione dei capannoni e la ristrutturazione delle case. Non più quindi scheletri fatiscenti e abbandonati, ma stabili abbattuti e costruiti ex novo con una cubatura più ampia, o case rimesse a norma per ridurre gli sprechi.

«Difficile che si torni ai livelli precedenti al 2008 afferma il presidente dell'Ance Veneto, Giovanni Salmistrari nel presentare a Padova il rapporto congiunturale sull'industria delle costruzioni in Veneto anche perché in dieci anni si sono persi il 38 per cento degli investimenti. Il segno positivo però c'è per la prima volta, e non sarà l'unico da qui ai prossimi anni».
 
IL TRAINOLe proiezioni del Centri studi di Ance, l'associazione che riunisce i costruttori, parlano chiaro: trainato dalla crescita della riqualificazione del patrimonio abitativo, dal rafforzamento della ripresa del non residenziale privato e dal rallentamento della caduta della nuova edilizia abitativa - che oggi rappresenta il 18% degli investimenti mentre nel 2006 era il 30% del totale - il 2018 dovrebbe segnare un saldo in aumento del 2 per cento. A confermare il trend di crescita economica arrivano i dati relativi alla domanda non residenziale, cioè tutto quanto riguarda industria e capannoni che rappresentano il 29,2% del totale degli investimenti in costruzioni e dove da alcuni anni si registra un costante aumento dei permessi di costruire, in modo particolare per quanto riguarda gli ampliamenti che incidono al 44% sul rapporto. Una domanda fortemente localizzata nel comparto Industria e artigianato produttivo, che a sua volta incide per circa il 50% nel caso di fabbricati di nuova costruzione e raggiunge il 72% negli interventi di ampliamento.
Questo mentre un segno negativo lo mettono a punto le opere pubbliche, «frenate spiega il presidente Salmistrari da un codice degli appalti sempre più stringente e dalla paura di finire indagati per un atto firmato in buona fede. Ma se un territorio vuole crescere è impensabile che le opere siano bloccate».

LA CONTRAZIONEIn Veneto gli investimenti in opere pubbliche registrano un rallentamento dell'1,4% rispetto al 2016 con la spesa in conto capitale dei comuni veneti che, nel 2017, si è ridotta del 21% e nel primo trimestre del 2018 di un altro 8%. Dall'inizio della crisi, poi, il Veneto ha visto una contrazione della spesa in investimenti del 47%che sono costati la perdita di oltre 100 mila posti di lavoro e la chiusura di 12.400 imprese. «Si pensi alla spesa nella regione Veneto per la mitigazione del rischio idrogeologico continua Salmistrari - A quasi 8 anni dalla sottoscrizione dell'accordo che prevede un Piano straordinario di opere per 59,3 milioni di euro, ci sono ancora da cantierare 16 interventi per 14 milioni di euro. A questo si aggiunge l'incapacità e l'inefficienza di utilizzare i fondi strutturali europei. A dicembre 2017, in Veneto risultavano spesi 110,2 milioni euro pari all'8,1%. Per quanto riguarda il Programma Operativo Regionale del Fesr per i le risorse per le infrastrutture, c'è stato un livello di spesa di soli 9,7 milioni su una dotazione di 600 milioni, ovvero l'1,6%». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino