In Veneto l'esercito dei detenuti per ​mafia: 200 a Vicenza, 100 a Rovigo

In Veneto l'esercito dei detentuti per mafia: 200 a Vicenza, 100 a Rovigo
Ai duecento già previsti a Vicenza se ne stanno aggiungendo altri cento a Rovigo. Tutti detenuti per reati di mafia destinati alle carceri venete. La metà di loro si...

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Ai duecento già previsti a Vicenza se ne stanno aggiungendo altri cento a Rovigo. Tutti detenuti per reati di mafia destinati alle carceri venete. La metà di loro si è già insediata (un centinaio a Vicenza e una sessantina a Rovigo), ma è solo questione di settimane e poi tutti i posti di alta sicurezza delle due carceri verranno occupati da condannati per 416 bis, cioè associazione a delinquere di stampo mafioso. «Abbiamo ricevuto notizie dell'arrivo di alcuni famigliari dei detenuti, siamo preoccupati perché in Veneto ci sono già stati casi di infiltrazioni mafiose e non siamo strutturati per contrastare questo tipo di criminalità». La  premessa è dell'ex ministro e attuale senatrice della Lega Erika Stefani che ieri si è riunita a Vicenza con i rappresentanti dei diversi livelli di governo del suo partito per intraprendere un'azione trasversale perché non vengano sottovalutate le conseguenze che potrebbe avere l'arrivo in Veneto di un così elevato numero di condannati per mafia, ndragheta, camorra e sacra corona unita. A partire dal Senato, passando per la Camera, la Regione Veneto e il Comune di Vicenza. 

L'AZIONE COMUNE«Ho fatto un'interrogazione al ministro della Giustizia - prosegue Stefani - per chiedere quali iniziative intenda mettere in atto per garantire la sicurezza del territorio e evitare contatti tra l'interno e l'esterno del carcere. Quello mafioso è un reato frutto di relazioni, da qui nasce l'associazione a delinquere». E cita l'esempio delle infiltrazioni ad Eraclea, nel Veneziano: l'inchiesta ha portato alla luce come la camorra si sia intrufolata nel tessuto economico del territorio. «Questi sono segnali che dimostrano che non siamo immuni alla criminalità mafiosa - prosegue la senatrice - il Veneto sta attraversando un momento delicato: le aziende sono in difficoltà, il sostegno bancario è venuto meno, quindi in una situazione di crisi come questa si possono aprire varchi per le organizzazioni criminali che offrono finanziamenti alle imprese per poi obbligarle alla sudditanza». Da qui l'interrogazione al ministro in cui la senatrice chiede il perché si sia deciso di dirottare in Veneto un così elevato numero di condannati per mafia, e quali iniziative si intendano mettere in atto per controllare che non intacchino il tessuto economico. «Non siamo preparati a contrastare una criminalità di questo tipo - conclude - ci vuole potenziamento di personale, ma anche attività di intelligence».
INTERVENTI A PIÙ LIVELLIRientra nel fronte comune della Lega anche l'interrogazione urgente, sempre al ministro della Giustizia, dell'onorevole leghista Erik Pretto, componente della Commissione parlamentare antimafia, presentata assieme alla collega di partito Silvia Covolo. Per la Regione Veneto, ieri a Vicenza, il capogruppo della Lega Nicola Finco ha illustrato la mozione per giungere a un protocollo d'intesa tra istituzioni e forze politiche che assista le vittime di mafia anche attraverso l'attivazione di un numero verde. Fino al consigliere del Comune di Vicenza il leghista Filippo Busin e il segretario provinciale del partito Matteo Celebron.

LA DENUNCIA DEGLI AGENTIA sollevare il caso era stato l'Uspp, il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria che aveva denunciato come nell'ala di alta sicurezza del carcere Filippo del Papa di Vicenza, inaugurata quattro anni fa, stessero arrivando detenuti per mafia. «Arrivi che necessitano di un potenziamento di personale e di un direttore in pianta stabile» aveva denunciato il segretario regionale del sindacato Leonardo Angiulli, che parlava di una carenza di almeno sessanta agenti e di un direttore, a scavalco con Padova, presente a Vicenza per due giorni alla settimana. Numeri e carenze confermate dallo stesso direttore del carcere Fabrizio Cacciabue. E ora al caso Vicenza si aggiunge anche quello di Rovigo.
Raffaella Ianuale Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino