Veneto Banca, inchiesta a rischio prescrizione: computer poco potenti e il sistema va in tilt

Veneto Banca, inchiesta a rischio prescrizione: computer poco potenti e il sistema va in tilt
TREVISO - Indagine al palo perché il server informatico non funziona. Con la mannaia della prescrizione che rischia di mandare in fumo anni e anni di inchieste sul crac di...

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TREVISO - Indagine al palo perché il server informatico non funziona. Con la mannaia della prescrizione che rischia di mandare in fumo anni e anni di inchieste sul crac di Veneto Banca. A lanciare l'allarme è stato il magistrato Massimo De Bortoli, procuratore reggente a Treviso e titolare assieme alla collega Gabriella Cama dei fascicoli relativi al dissesto dell'ex popolare di Montebelluna. Nello specifico De Bortoli si riferisce al filone legato all'ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzato alla truffa. Un raggiro, secondo la Procura, da oltre 100 milioni di euro con più di tremila vittime. Ed è proprio la mole di documenti a mandare in tilt il sistema informatico. «Il materiale - spiega De Bortoli - non è di fatto trasmissibile perché ogni volta che cerchiamo di caricarlo il server si blocca».

IL PROBLEMA
Gli indagati sono 8: oltre all'ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, ci sono Mosè Fagiani (condirettore generale e responsabile dell'area commerciale), Renato Merlo (responsabile della direzione centrale pianificazione e controllo), Stefano Bertolo (responsabile della direzione centrale amministrativa e dal 2014 dirigente preposto alla redazione dei libri contabili societari), Massimo Lembo (responsabile della direzione centrale compliance), Cataldo Piccarretta (direttore dell'area mercato Italia) e altri due amministratori. La Procura di Treviso, a giugno, ha deciso di stralciare quattro posizioni allo scopo di presentare richiesta di archiviazione. Per farlo però, prima di inviare le notifiche, i magistrati trevigiani devono trasferire tutti gli atti per via telematica. Ma il server di Padova, quello a cui si appoggiano i vari uffici giudiziari, non è in grado di riceverli. Il motivo sarebbe il numero troppo elevato di documenti da caricare: le parti offese sono infatti più di 3mila, tra i risparmiatori veneti e quelli che avevano fatto partire un'indagine parallela a Verbania, poi confluita in quella trevigiana. «Abbiamo chiesto al servizio di assistenza tecnica che si trova a Bologna di effettuare direttamente il montaggio - continua De Bortoli - ma alla nostra richiesta, che risale ai primi di luglio, non è ancora stata data un risposta».

IL PERICOLO


«Indubbiamente il processo telematico è l'avvenire, perché è impensabile affrontare la realtà attuale servendosi di penna e calamaio - afferma l'avvocato Luigi Fadalti, legale di centinaia di risparmiatori di Veneto Banca rimasti senza un euro -. In materia civile si sono fatti grandi progressi e una certa semplificazione si è vista. Il settore penale, invece, è ancora molto arretrato e, purtroppo, si verificano situazioni quali quella denunciata dalla Procura di Treviso. Il rischio di prescrizione dei reati, pertanto, anche per le segnalate disfunzioni, è attuale, anche se a mio avviso la data di commissione è da individuarsi nel 25 giugno 2017, giorno della liquidazione coatta di Veneto Banca». Già, perché al di là dell'inghippo tecnico, la conseguenza più grave è che l'indagine si chiuda ancor prima di arrivare a un processo. La truffa si prescrive in 7 anni e mezzo. Se non dovesse reggere l'ipotesi dell'associazione a delinquere, il reato si prescriverebbe il 25 dicembre 2024, sempre che la commissione venga individuata con la liquidazione coatta. Se la data fosse invece quella dell'aumento di capitale (28 luglio 2014) la prescrizione scatterebbe a gennaio 2022. Non ci sarebbe nemmeno il tempo di presentare richiesta di rinvio a giudizio.
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Il Gazzettino