Veneto Banca, nuove accuse: «Ai clienti mostrate solo carte false»

Veneto Banca, nuove accuse: «Ai clienti mostrate solo carte false»
TREVISO - Falsi i bilanci, falsa la documentazione relativa alle certificazioni dei revisori dei conti. Tutte false insomma le carte mostrate ai clienti per dimostrare la...

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TREVISO - Falsi i bilanci, falsa la documentazione relativa alle certificazioni dei revisori dei conti. Tutte false insomma le carte mostrate ai clienti per dimostrare la solidità della banca e quindi la bontà dell'affare quando si trattò di vendere e far acquistare le azioni, come falsa era la prospettazione utilizzata per convincere i dubbiosi. Numeri e dati utili a confezionare invece una delle più colossali truffe bancarie perpetrate in Italia. Sono queste le ipotesi di reato contenute nel fascicolo, per ora a carico di ignoti, che nei prossimi giorni sul caso Veneto Banca sarà aperto dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare dell'inchiesta della Procura di Treviso su cui incombe il rischio della prescrizione, motivo per cui è stata accolta con soddisfazione la notizia dell'arrivo di quattro nuovi magistrati. 


LE CARTE
Il faldone contiene le oltre 3mila denunce presentate da ex azionisti e rimpallate dal 2015 alla scorsa primavera tra Treviso e Roma, a cui si aggiungono decine di nuovi esposti arrivati sul tavolo del magistrato dall'inizio dell'estate scorsa. Pagine e pagine in cui si chiede di conoscere la verità sul disastro patito da chi ha visto il valore del proprio portafoglio precipitare in meno di due anni da 46 euro per azione a zero, miliardi di ricchezza di famiglie e imprese spazzati via dal collasso di una banca che è stata per decenni la cassaforte di un intero territorio. Per gli ex azionisti che hanno deciso di ingaggiare la guerra contro l'ex Popolare anche in sede penale, la notizia suona già come una prima parziale vittoria. Le denunce infatti raccontano di come centinaia di direttori di filiale, funzionari addetti al credito, responsabili del private banking e persino sportellisti utilizzassero i bilanci e i documenti dei revisori dei conti come strumento di vendita. Le azioni di Veneto Banca venivano proposte come un investimento eccellente, sicuro, con alti rendimenti, una vera occasione offerta da quello che veniva fatto passare per uno dei più solidi istituti di credito italiani. 
 
LE CONTESTAZIONI
Ma, questa è l'ipotesi su cui lavorerà la Procura di Treviso, sarebbe stato tutto truccato. Man mano che Massimo De Bortoli esaminerà le carte, il fascicolo a carico di ignoti probabilmente si arricchirà di nomi e cognomi. Si va dai vertici della banca a quegli operatori delle singole filiali che modificavano i profili degli investitori per aggirare le norme fissate dalla Vigilanza, facendo passare clienti del tutto a digiuno di qualsivoglia competenza sui mercati finanziari come fossero esperti trader. O modificando le informazioni relative alla concentrazione del patrimonio su singoli pacchetti di azioni, violando così le norme fissate dalla Banca d'Italia. O peggio ancora: approfittandosi della  vulnerabilità di soggetti deboli, come sarebbe dimostrato dai casi di alcuni investitori molto anziani, arrivando a prefigurare la possibilità che ci sia stata una vera circonvenzione di incapace. Sarà invece più difficile provare l'estorsione, la fattispecie che riguarderebbe le cosiddette baciate: clienti con grandi affidamenti, soprattutto imprenditori, si sarebbero sentiti dire che l'unica possibilità per vedersi rinnovate le linee di credito era quella di diventare azionisti. Gente che fu indotta a comprare, certo. Ma dimostrare la costrizione è tutta un'altra cosa. 

GLI OSTACOLI

Con oltre mille posizioni da esaminare, corrispondenti a quelli che materialmente si adoperarono per la vendita delle azioni, l'inchiesta su Veneto Banca si annuncia complessa. Il primo ostacolo da superare è lo scorrere delle lancette della prescrizione, che per il reato di truffa è di sei anni e scatterà quindi nel 2021, mentre è di dieci anni per le false comunicazioni sociali. Anche per questo la notizia dell'arrivo di quattro magistrati, due a novembre e altri due a maggio, è stata accolta in Procura con grande soddisfazione. Si tratta di nuovi incarichi, quindi sostituti procuratori senza esperienza. Ma è una boccata di ossigeno che consentirà agli inquirenti trevigiani di arrivare a 12 effettivi su una pianta organica teorica che ne prevede 13.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino